Primarie Pd, un altro “volto nuovo” si schiera con la Schlein. Bersani: «Voterò per lei»
Promette di cambiare tutto – «volti», «metodo» e «visioni» -. Nel frattempo, tuttavia, Elli Schlein deve accontentarsi del ruolo di mosca cocchiera che s’illude di guidare la vecchia nomenclatura del Pd. Nomi come quelli di Franceschini, Zingaretti, Bettini, cui in queste ore si è aggiunto anche quello di Pier Luigi Bersani, che alla rivale di Stefano Bonaccini alle primarie di domani porta in dote i voti di Articolo 1, la formazione tornata all’ovile del Pd dopo la scissione dell’era renziana. Il suo endorsement è arrivato via tweet: «Andrò a votare domani alle primarie Pd. Penso che Elly Schlein segnali con più coraggio l’apertura al cambiamento». Che detto da uno che da oltre un trentennio bazzica i sancta sanctorum della politica fa sempre un certo effetto.
Bersani si aggiunge a Franceschini, Zingaretti e Bettini
Ma tant’è: i termini dello scontro nel Pd sono questi. E tanto Bonaccini quanto la Schlein se le suonano di santa ragione in nome di chi, tra i due, è quello “più nuovo“. È ancora tempo di Carnevale e va benissimo. Ma a preoccupare Bonaccini è soprattutto l’accusa, ben più insidiosa, di essere ancora legato a Matteo Renzi. Alla base dell’endorsement di Bersani c’è esattamente questo: molto più del suo rivale, la Schlein dà garanzie di non cedere alle sirene dell’ex-premier e oggi leader di Italia Viva. Non a caso, intervistata dalla Stampa, abbia voluto marcare la distanza dal concorrente. «Bonaccini – ha detto – è diverso da me, è il vecchio modello. Un Pd già visto. Serve più coraggio: diritti sociali e civili vanno tenuti assieme».
Verso due blocchi contrapposti
E a conferma della sua affermazione, cita l’apertura di Bonaccini all’ipotesi di terzo mandato da governatore per De Luca in Campania. E chiosa: «Mi chiedo se sia questa la sua idea di cambiamento». Parole che autorizzano ad immaginare un futuro post-primarie tutt’altro che tranquillo per il Pd. I due schieramenti si trasformeranno presto in blocchi di potere contrapposti. Tenerli a bada può essere agevole solo se si si sta al governo. Farlo dall’opposizione è tutta un’altra cosa. Ce ne accorgeremo appena quando il nuovo leader metterà mano ai capigruppo dei Camera e Senato. Certo, nessuno evoca la parola scissione, ma non la evocava nessuno neppure anni fa. Fino a quando Bersani, D’Alema, Speranza e compagni…