Prodotti tipici, Stancanelli: «Le indicazioni geografiche non sono semplici “marchi”, l’Ue le deve tutelare»
Sulle Indicazioni geografiche serva «una legislazione europea ambiziosa», che riconosca come dietro a quei marchi ci sono «ci sono tradizioni, luoghi ed eccellenze uniche». Dunque, che non sono semplici marchi commerciali. A dirlo è stato l’eurodeputato di FdI-Ecr e vicepresidente della commissione Juri, la commissione Ue per le questioni giuridiche, Raffaele Stancanelli.
Stancanelli: «Sulle Indicazioni geografiche serve una legge Ue ambiziosa»
«La promozione e la tutela delle Indicazioni Geografiche rappresenta una priorità per l’Italia ma non solo, ritengo infatti che sia necessario approvare una legislazione europea ambiziosa in questo campo», ha detto Stancanelli, a margine della visita di una delegazione della commissione ad Alicante, sede dell’Ufficio europeo per la proprietà intellettuale, l’Euipo. Al centro dei lavori vi sono due Regolamenti relativi alla registrazione delle Indicazioni Geografiche che dovranno essere votati a breve dall’assemblea di Bruxelles.
Non semplici marchi commerciali, ma il simbolo di tradizioni, luoghi ed eccellenze
«Ho ribadito ai vertici dell’Euipo – ha spiegato l’esponente di FdI – che le Indicazioni geografiche non possono essere equiparate a semplici marchi commerciali, in quanto rappresentano tradizioni, luoghi ed eccellenze uniche e irripetibili, e per questo dobbiamo garantire la loro protezione contro qualsiasi forma di comportamento sleale. Dobbiamo rafforzare – ha aggiunto – la lotta alla contraffazione che colpisce particolarmente le merci italiane».
La contraffazione della Cina e il rischio per le nostre imprese
Stancanelli, quindi, ha ricordato che «la Cina si conferma come la maggiore fonte di prodotti contraffatti e rappresenta l’85% dei sequestri legati alle vendite online e il 51 % dei sequestri di vendite offline a livello mondiale». «Dalla capacità dell’Ue di tutelare adeguatamente le nostre produzioni tipiche – ha avvertito Stancanelli – dipende il futuro di migliaia di imprese italiane, le quali devono poter continuare a lavorare con la certezza che le istituzioni europee siano al loro fianco, con meno burocrazia possibile, in un contesto economico sempre più caratterizzato da una feroce competizione globale».