Rigopiano, solo 5 condanne con pene lievi. La rabbia dei familiari contro il giudice: “Ti devi vergognare”
Il momento della verità sulla tragedia di Rigopiano è amara. Caos in aula dopo la lettura della sentenza nell’aula del Tribunale di Pescara. 25 assolti perché «il fatto non sussiste» e 5 condanne lievi. Tra cui quella a due anni all’ex sindaco di Farindola (Pescara), Ilario Lacchetta per la mancata pulitura della strada (e a due funzionari della Provincia. In aula alcuni dei familiari hanno applaudito sarcasticamente il giudice Gianluca Sarandrea, per poi gridargli contro: “Ti devi vergognare, è uno schifo, questa non è giustizia”. Lacrime e urla in aula, tanto da richiedere l’intervento di poliziotti e carabinieri, costretti a bloccare la tentata aggressione al giudice, blindato in aula.
Rigopiano sentenza choc: 25 assolti e 5 condanne lievi
Sono 25 le assoluzioni e cinque le condanne – ma per reati minori – decise del gup di Pescara sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto il 18 gennaio 2017 da una valanga: evento in cui morirono 29 persone. Una tragedia che tutti abbiamo nel cuore. I 30 imputati tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura, erano accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo; omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi. Lacrime e sdegno dei parenti delle vittime dopo la sentenza: tra le persone assolte ci sono l’ex sindaco di Farindola, Massimiliano Giancaterino, e l’ex prefetto del capoluogo adriatico, Francesco Provolo. Tra i cinque condannati c’è invece (2 anni e 8 mesi) il sindaco Ilario Lacchetta.
Lo sdegno di una madre: “Il giudice non sa cosa vuol dire quella cameretta vuota”
In tutto erano stati chiesti 150 anni per i 30 imputati — tra politici, funzionari, dirigenti prefettizi e i gestori dell’hotel —: dai 12 anni all’ex Prefetto Provolo, agli undici anni e 4 mesi per il sindaco di Farindola Lacchetta ed il suo tecnico comunale Colangeli; ai 10 anni per i dirigenti della Provincia di Pescara D’Incecco e Di Blasio, e le altre pene a seguire. Alle 12.30 il gup di Pescara Gianluca Sarandrea si era ritirato in camera di consiglio. Sulle sedie dell’aula del Tribunale di Pescara i parenti delle vittime della tragedia hanno esposto delle t-shirt bianche con i volti dei loro cari travolti dalla valanga del 2017. «I nostri angeli sono qui con noi che aspettano la sentenza dei giudici», spiegava la madre di una delle vittime. Alla lettura della sentenza una mamma non ha retto: “Sono sei anni che lottiamo per avere giustizia. Il giudice non lo sa cosa vuol dire tornare a casa e vedere la cameretta di un figlio vuota”. Si tratta di Angela, mamma di Cecilia Martella, tra le 29 vittime di Rigopiano.
Rigopiano, l’iter processuale
Il Procuratore Giuseppe Bellelli nella sua requisitoria aveva auspicato «una sentenza che in nome della Costituzione e del Popolo Italiano affermi il modello di Amministratore Pubblico. Che aveva il dovere di prevedere il peggio ed evitare la tragedia», riporta il Corriere della Sera. I difensori, invece, puntavano sull’assoluta imprevedibilità dell’evento. È passata la loro linea. L’inchiesta sul disastro si era conclusa nel novembre 2018. A fine dicembre 2018 c’era stata anche un’inchiesta bis sul depistaggio, a carico del personale della Prefettura di Pescara: compreso l’ex prefetto Francesco Provolo — per aver occultato il brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio alla Mobile di Pescara — con altri sette indagati. A dicembre del 2019 i vertici regionali sono usciti dal processo con 22 archiviazioni per ex presidenti della Regione ed ex assessori regionali alla Protezione Civile. La condanna più pesante, 12 anni, era stata chiesta per l’ex prefetto Francesco Provolo.
Le 5 condanne
L’attuale sindaco di Farindola Ilario Lacchetta è stato ritenuto responsabile limitatamente alla omissione dell’ordinanza di inagibilità e di sgombero dell’Hotel Rigopiano e condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Paolo D’Incecco Paolo e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, sono invece ritenuti responsabili relativamente al monitoraggio della percorribilità delle strade rientranti nel comparto della S.P. 8;e alla pulizia notturna dalla neve ovvero a quella relativa al mancato reperimento di un mezzo sostitutivo della turbina Unimog tg CK 236 NB fuori uso; nonché alla mancata chiusura al traffico veicolare del tratto stradale della provinciale 8 dal bivio Mirri e Rigopiano. Concesse a entrambi gli imputati le circostanze attenuanti generiche e operata la diminuente per la scelta del rito, sono stati condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno. Sei mesi di reclusione per falso, infine, al gestore dell’albergo e amministratore della società ‘Gran Sasso resort & spa’ Bruno Di Tommaso e Giuseppe Gatto, redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della stessa società di intervenire su tettoie e verande dell’hotel.
La tragedia del 18 gennaio 2017
Il 18 gennaio 2017 l’Hotel Rigopiano-Gran Sasso Resort a Farindola in provincia di Pescara fu travolto da una slavina. Nei giorni precedenti diverse aree dell’Abruzzo erano state isolate dalla neve intensa e gli ospiti dell’albergo erano in attesa di essere prelevati, quando poi accadde il peggio. La slavina spostò l’hotel di 10 metri, mentre all’interno c’erano 38 persone. Due erano invece fuori. Le vittime, alla fine delle operazioni di soccorso, che durarono alcuni giorni, furono 29, recuperate soprattutto dalla sala biliardo e in parte dalla zona camino. Tutti i decessi sono avvenuti per i traumi, il freddo e l’asfissia.