Sallusti: abbiamo finito con Berlusconi e ora cominciano con Delmastro. E’ il solito film cui la magistratura ci ha abituato?

17 Feb 2023 8:17 - di Redazione
Sallusti Delmastro

Alessandro Sallusti, nel suo editoriale odierno su Libero, dà voce alla sensazione che è largamente condivisa da gran parte degli italiani: abbiamo finito con Berlusconi e si comincia con il sottosegretario del governo Meloni. Questo a proposito dell‘inchiesta della Procura di Roma su Andrea Delmastro.

Un segnale che ci si augura non abbia anche un sottotesto politico. E i media di sinistra non resistono all’onda, scagliandosi con veemenza contro Delmastro e sottovalutando i volantini anarchici con minacce di morte ai “manager della guerra”. Non solo: tramite Delmastro si punta al ministro Nordio, che dichiarò che il suo sottosegretario non aveva rivelato segreti d’ufficio. Alla sinistra basta l’apertura dell’indagine per rivelazione di segreto d’ufficio (è ciò che la Procura dovrà appurare)  per dare per scontata la condanna, la gogna, la “punizione” politica.

Sallusti: arriva il primo avviso a un membro del governo

“Eccolo – commenta Sallusti –  è arrivato il primo avviso di garanzia a un membro del governo. Curiosa la coincidenza che la notizia arrivi nello stesso giorno in cui le minacce degli amici di Cospito in libertà fanno un salto di qualità preannunciando l’eliminazione fisica di non meglio precisati “dirigenti” nemici del movimento e quindi, si presume, per certi versi amici di Delmastro. Può essere che l’avviso di garanzia al sottosegretario sia semplicemente un atto dovuto per poter accertare bene i fatti in punta di legge e diritto, in teoria di questo dovrebbe trattarsi.

Siamo alle solite, la sinistra usa la giustizia come clava contro l’avversario

“Ma siccome in questi anni abbiamo visto le procure muoversi spesso e volentieri sulla base di criteri che poco hanno a che fare con l’applicazione della giustizia, non vorremmo ci toccasse rivedere il solito film di un pezzo dello Stato, la magistratura, che invece di dare la caccia e occuparsi dei cattivi si accanisce per motivi politici e ideologici contro chi i cattivi li ha smascherati in Parlamento”.

Siamo alle solite dunque: utilizzare le inchieste per indebolire l’avversario, consolarsi della sconfitta nelle urne col tintinnio delle manette, evadere dalla realtà (gli elettori schifano la sinistra) consolandosi con gli avvisi di garanzia che piovono sul “nemico”. Uno spettacolo ripetitivo e sempre infinitamente triste.

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