Sanremo, vince Mengoni. Festival macchiato da volgarità, provocazioni e sesso mimato
Con la vittoria di Marco Mengoni, che vince il suo secondo Festival di Sanremo con il brano Due Vite, cala il sipario su questa edizione 2023 della kermesse: quella più interminabile. È stata l’edizione delle esibizioni “fuori programma”, degli attacchi politici a senso unico, degli appelli allo spinello libero e della provocazione sessuale. Quella che con Rosa Chemical e Fedez è scaduta ben oltre i limiti del buon gusto (e non solo per una rassegna blasonata e per la prima serata Rai). Quella 2023, sarà ricordata anche come l’annata festivaliera dell’outfit estremo eretto a sublimazione mediatica degli influencer, promossi ufficialmente guru del nuovo che avanza al ritmo di musica e “siparietti” trash. In tutto questo caos mediatico, la musica, con la vittoria prevista e annunciata da settimane: quella di Mengoni. E un podio che ha visto il secondo posto per Lazza. E il terzo gradino del podio per Mr. Rain. Quarto posto per Ultimo, quinto Tananai.
Sanremo, vince Marco Mengoni con “Due vite”, il pezzo della seconda vittoria
Marco Mengoni ha commentato a caldo: «Volevo dedicare questo premio a tutte le donne che hanno partecipato, che sono delle cantanti meravigliose. Nella top five siamo arrivati in cinque ragazzi». E allora, eccola la classifica finale, dalla sesta alla 28esima posizione: 6ª Giorgia. 7ª Madame. 8° Rosa Chemical. 9ª Elodie. 10 Colapesce e Dimartino. 11 Modà. 12° Gianluca Grignani. 13 Coma Cose. 14ª Ariete. 15° LDA. 16 Articolo 31. 17 Paola & Chiara. 18° Leo Gassmann. 19ª Mara Sattei. 20° Colla Zio. 21 Cugini di Campagna. 22° Gianmaria. 23ª Levante. 24 Olly. 25ª Anna Oxa. 26 Will. 27 Shari. 28 Sethu.
Sanremo, tanto trush e poco arrosto
Lo show si apre solennemente, con l’Inno di Mameli eseguito dalla banda dell’Aeronautica Militare. E si chiude con l’acclamazione di Mengoni. Nel mezzo, i colori dell’Ucraina che salgono sul palco del Teatro Ariston molte ore prima del messaggio di Zelensky con Tananai. La discutibile parentesi dei ritornelli di Fedez e Jai Ax in favore della marjuana libera. Rilanciati anche dal tavolo della conferenza stampa da Gianni Morandi che strizza l’occhio alla liberalizzazione degli spinelli, invece di dire un no deciso e categorico alla droga. In sala si ride, ma c’è poco da scherzare sulla droga. E un uomo esperto come Morandi dovrebbe saperlo bene, invece di unirsi allo show propagandistico di Fedez…
All’Ariston va in scena la provocazione sessuale
E ancora. La provocazione che Rosa Chemical porta a livelli siderali con il sesso mimato, coinvolgendo Fedez seduto in prima fila. La commozione di Madame che culmina in un pianto liberatorio dopo le polemiche sui vaccini che hanno preceduto la sua partecipazione al festival. La standing ovation per i Depeche Mode, che al Festival di Sanremo hanno portato il nuovissimo brano, Ghosts Again e lo storico pezzo, Personal Jesus del 1989. L’omaggio a Lucio Dalla, che il prossimo 4 marzo avrebbe compiuto 80 anni, tributato dal co-conduttore e grande amico del cantautore bolognese: Gianni Morandi, che sul palco intona un medley di tre dei pezzi più iconici di Lucio: Piazza Grande, Futura, Caruso.
Le uniche note di commozione con gli omaggi in musica ai cantautori di sempre
Ma anche, le decine di cellulari accesi che illuminano la platea e il pubblico che applaude Gino Paoli, protagonista di un emozionante esibizione che, da Una lunga storia d’amore a Sapore di sale. Passando per cielo in una stanza, ha riproposto 3 pezzi unici di sempre. E da Dalla a Paoli, l’Ariston che ha accolto il nuovo che avanza a ritmo di rap, trap e provocazioni in musica e in passerella, apre il sipario sulla musica cantautoriale. Quella che, tra testo e melodia, omaggia la canzone italiana e nobilita una rassegna che, nel disperato tentativo di non invecchiare, come tutte le signore agé che faticano ad abbandonarsi al ritmo del tempo, prova ogni anno a rifarsi il look. Non sempre riuscendo ad evitare esiti sopra le righe e in spregio a pentagramma e scaletta tv…