Scarpinato la spara grossa: «Messina Denaro protetto dallo Stato per 30 anni». Insorge FdI
La tesi non è nuova: Roberto Scarpinato l’aveva già esposta nell’aula di Palazzo Madama nell’intervento con cui negava la sua fiducia e quella dei 5Stelle al nascente governo Meloni. In quell’occasione parlò di intrecci tra mafia, eversione nera, servizi deviati, massoneria, apparati occulti e chi più ne ha più ne metta. E tutto questo per dire che Fratelli d’Italia doveva non solo recidere i suoi legami (?) con il fascismo, ma anche (??) con il «neofascismo stragista». Un delirio che sulle labbra di un semplice parlamentare non avrebbe destato soverchia impressione, ma che su quelle di un ex-magistrato generano addirittura terrore al solo pensiero di quali incredibili teoremi politico-criminali possano averne guidato le iniziative giudiziarie.
Foti si rivolge a Conte: «Condividi?»
Ma tant’è: di quella tesi il senatore Scarpinato è più che convinto. Al punto da non esitare a ricicciarla ieri in tv, commentando l’arresto di Matteo Messina Denaro. Infatti ne ha parlato come un boss «protetto per trent’anni dallo Stato». Parole forti, seguite dall’immancabile e tossico corollario di sospetti: «Se parlasse riscriverebbe la storia dell’Italia». Uno sproloquio che ha fatto infuriare Fratelli d’Italia, il cui capogruppo Tommaso Foti, ha chiesto capo dei 5Stelle nonché ex-premier Giuseppe Conte di battere un colpo. Ma la vicenda è illuminante anche perché aiuta a capire lo schema argomentativo seguito in questi anni da quella (ampia) parte della magistratura che ha pensato a se stessa non come articolazione dello Stato bensì come contropotere politico.
Scarpinato e il teorema dello Stato colluso
È ancora così si percepisce Scarpinato, persino ora che ostenta il laticlavio. Apposta addita lo Stato come sentina di tutte le nefandezze accadute in Italia sul fronte della lotta alla mafia. Il bersaglio è quello: sia quando Messina Denaro è latitante, sia quando va al 41-bis. È il motivo per cui lo Stato non può mai vincere e la mafia non è mai sconfitta. Guai a dirlo. Sarebbe come demolire milioni di teorie su trattative sempre in piedi, Stati paralleli, terzi livelli, poteri occulti e via complottando. Un distillato di dietrologia. Che tuttavia è riuscito ad imporsi come unico codice di decifrazione della storia politica dal dopoguerra ad oggi: una cricca al comando, da un lato, un contropotere virtuoso, dall’altro. E lo Stato? Semplicemente non pervenuto.