Schlein balbetta e vaneggia contro la Meloni. Sallusti la fulmina “Perché gli italiani non ti capiscono?” (video)
Chi poteva essere l’ospite numero uno di Floris dopo la batosta elettorale del Pd e delle opposizioni tutte? ? Ma certo, Elly Schlein, una “perdente” che semina veleno contro chi ha vinto la tornata elettorale. Le scuse dei “rosiconi” sono avvilenti come non mai: abbiamo ascoltato Letizia Moratti dare bla colpa al freddo; Calenda dare la colpa agli ‘elettori che sbagliano’ e tutti nel Pd dare la colpa all’astensione. Solita solfa, ma nel Pd vanno sempre oltre il ridicolo. La candidata alle primarie del Pd Elly Schlein è protagonista – anche in questo caso da ‘perdente’ – di un confronto con il direttore di Libero, Alessandro Sallusti. A lui è toccato sentire dappresso quel che i telespettatori di “Di Martedì” potevano se non altro avere l’opportunità di oscurare tramite telecomando. “In questi mesi abbiamo visto un governo che colpisce i poveri e le donne”, attacca la dem. Una follia condita da argomenti fumosi. Il conduttore e il direttore sgranano gli occhi e le chiededono: “Ma perché gli italiani non capiscono quello che dice lei?”. “La destra è divisa ma si mette insieme per le elezioni e vince”, la butta in caciara Schlein- “ora dobbiamo costruire la sinistra”. Sul “come” non si capisce più nulla. Se parte del Pd si affiderà a lei si capirà ancora meno. Proposte, cambiare, modello vincente boh. Perché oltre alle fumisterie ci sono le bugie.
Schlein: “Meloni? C’è differenza tra leadership femminile e leadership femminista”
La follia di affermare che il governo va contro i poveri e le donne non è accettabile. E c’è un ulteriore follia. Ascoltare per credere. Floris la punzecchia: “Questa è una destra guidata da una donna…”. A questo punto arriva un distinguo bizzarro che è lo specchio di quanto la sinistra sia assurda. Giorgia Meloni, prima premier donna della storia d’Italia. Per la Schlein è come se non ci fosse: “C’è una bella differenza tra una leadership femminile e una leadership femminista”. Lei naturalmente si sente interprete della seconda, se mai – ma non è nell’ordine delle cose- batterà Bonaccini. Anche qui va in scena un attacco scomposto al premier Meloni. Floris trasecola: “Ma che vuol dire leadership femminista?”. La dem non risponde e ribatte che “non ce ne facciamo nate di una premier donna che non si batta per le donne” come sulle pensioni. Il limite è superato. Lei sarebbe femminista? Sì, risponde.
Sallusti alla Schlein: “Perché il Pd non ha mai avuto donne segretario?”
E qui entra in campo Sallusti, fino a quel momento con gli occhi sgranati ad ascoltare le “supercazzole” della Schlein sulle donne e sulla Meloni. “Le auguro di essere la prima donna a guidare il Pd. Ma mi spiega perché un partito così aperto e attento non ha mai scelto una donna” per la segreteria?”. Già che se ne fa – si potrebbe rigirare la domanda- di un partito che rende subalterne le donne? La domanda di Sallusti è precisa, la risposta banale. “Fino a questo momento il Pd non è stato attento alle donne, per questo ho deciso di candidarmi”, argomenta Schlein. Che vuole “aprire un varco per le donne rimaste schiacciate da logiche di cooptazione” del suo partito. Sallusti ricorda come le donne siano un tema fondamentale, ma introduce un altro tema nevralgico per il Pd: a Mirafiori, storica roccaforte operaia, alle primarie del Pd hanno votato solo in 26. E alla Schlein sono andati solo due voti: “Non è questa la priorità rispetto all’identità di genere?”. Insomma, torna sempre più cogente la domanda iniziale: alle elezioni gli italiani non vi hanno votato. Perché gli italiani non capiscono quello che dice lei? Ecco, basta togliere il punto di domanda e rendere il quesito un’affermazione. Gli italiani non li capiscono. E alle urne gli voltano le spalle.