Scontri a Firenze, lettera aperta alla preside antifà: “Cara professoressa, la storia non è strabica”

22 Feb 2023 14:04 - di Mario Campanella

La storia non è strabica. Ho letto con profondo interesse la lettera della dottoressa Savino, dirigente del Liceo scientifico Da Vinci di Firenze, rivolta ai suoi studenti circa gli scontri avvenuti in città sabato scorso.

Cara prof, la storia non è strabica

Non entro nelle valutazioni di quegli scontri, sui quali sta indagando la Procura. Ma giudico questa lettera la coda di una cifra stilistica pedagogica strabica, tipica degli anni Settanta. Nella missiva la dirigente scolastica cita il fascismo (peraltro con un approccio storico veramente infantile) che sarebbe nato nelle strade, come paragone squadristico di quanto avvenuto nella sua città.

La lettera andrebbe integrata ricordando il comunismo

Quella lettera andrebbe integrata ricordando che c’è stata (anzi c’è ancora nel mondo) un’ideologia comunista che solo nel novecento ha causato 90 milioni di vittime inermi. Che in nome della superiorità etnica, comunisti jugoslavi e nostrani uccisero diecimila italiani inermi nelle foibe.

Negli anni 70 troppi morti innocenti a causa dell’ideologia

Che c’era un grande Partito comunista in Italia, il più grande d’Europa, che sopravviveva grazie alle centinaia di milioni di dollari che gli dava il Pcus, simbolo inquietante del socialismo reale. Che negli anni settanta, grazie anche a chi sobillava, morirono centinaia di persone innocenti a causa della lotta armata. Che di fatto la prima potenza mondiale si regge sul terrore del comunismo, grazie al quale o per colpa del quale centinaia di milioni di cinesi non hanno alcun diritto civile.

Nessun cenno a Praga, Budapest  simbolo della repressione

Che occupare posizioni pubbliche apicali come quelle della dottoressa Gallo, pagate con i soldi di tutti, per introdurre surrettizie forme di persuasione politica succede solo in Italia. Nessun cenno nella missiva viene fatto alla necessità di non alimentare l’odio , di non ripetere gli errori tragici degli anni settanta, di lasciare alla magistratura il compito di punire i violenti.

Il martirio di Jan Palach a difesa della libertà

Nessun cenno viene rivolto alle distorsioni del pensiero comunista, che senza l’argine del cattolicesimo democratico, avrebbe probabilmente trascinato l’Italia verso un totalitarismo drammatico. Né a Praga, né a Budapest, città simbolo della repressione sanguinaria contro l’insurrezione democratica. O a Jan Palach, che si diede fuoco per esprimere con il martirio l’anelito di libertà del suo popolo.

Avrei scritto un’altra lettera o avrei taciuto

Soprattutto avrei ribadito che ogni tipo di odio genera violenze, che la scuola deve essere regolatore sociale e deve assicurare libertà e pluralismo, senza negare, dottoressa Gallo, nessun totalitarismo. Avrei scritto un’altra lettera o avrei taciuto. Sarebbe stato meglio.

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