Solo frottole dalla “Stampa”, c’è la prova. Il generale Federici: “Mai parlato di armi a scuola con Fazzolari”
“Libro e moschetto”? No, domani il titolo sulla “Stampa” dovrebbe essere “giornale e bianchetto”, a segnalare la necessità, l’obbligo morale e professionale di sbianchettare e cancellare quanto di falso scritto dal quotidiano, negli ultimi giorni, sul presunto caso “Fazzolari”. È spuntata la prova definitiva, quella che mette fine allo scandalo “virtuale” costruito intorno al sottosegretario Giovanbattista Fazzolari dalla “Stampa” di Torino con quella falsa tesi sulla sua intenzione di “militarizzare” gli studenti. Ora c’è la certezza, per fonte diretta, quella del generale Franco Federici (nella foto in alto): nel colloquio che un cronista avrebbe ascoltato di nascosto, tra lui e Fazzolari, mai si parlò della proposta di realizzare corsi di tiro a segno nelle scuole. «Una richiesta mai formulata da Fazzolari», dice il generale.
Tiro a segno a scuola, la smentita di Fazzolari confermata da Federici
Il generale Federici, militare di specchiata professionalità e moralità, a chiare lettere conferma così la smentita di Fazzolari, dettagliata, indignata, reiterata in più occasioni e in tutto ma che non aveva placato l’ansia di finti scoop del giornale, che ancora oggi evita di prendere atto della realtà. «In merito alla notizia riportata su alcuni quotidiani nazionali, secondo la quale il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, On. Giovanbattista Fazzolari, mi avrebbe richiesto un parere per introdurre lezioni di tiro a segno nei programmi scolastici, dichiaro che tale richiesta non ha mai avuto luogo e non vi è stata alcuna proposta in tal senso. La notizia, pertanto, è totalmente priva di fondamento», dichiara il Generale di Corpo d’Armata Franco Federici, Consigliere militare presso la Presidenza del Consiglio.
Lui c’era, nel colloquio a due con Fazzolari, il cronista della “Stampa” che ritiene di avere sentito parlare di “corsi di tiro” da fare nelle scuole, no: orecchiava, non proprio la stessa cosa. E forse si era fatto prendere dalla suggestione per quell’antica passione degli sport balistici e di precisione di Fazzolari, attività lecita e passione di tanti italiani, che nulla ha a che fare con libri e moschetti fascisti.
L’articolo inventato come in un famoso film americano
Come nel finale del film “L’inventore di favole”, quando spuntano prove inoppugnabili sulla falsità degli scoop del giornalista americano Stephen Glass, personaggio realmente esistito e passato alla storia per la sua capacità di creare “storie” dal nulla, la verità alla fine viene fuori. Non resta che sperare che “La Stampa“, che nella sua home page rilancia ancora le accuse a Fazzolari annunciando l’esistenza di un audio, che non era quello del colloquio con Federici ma la smentita del sottosegretario, ne prenda atto e si scusi. Se nel giornalismo, in un colloquio riservato a due, entrambi i protagonisti danno la stessa versione e la stessa smentita, come minimo bisognerebbe prenderne atto e non proseguire la polemica giocando sugli equivoci. «Non mi risulta che ci sia un documento sulla veridicità dell’asserzione di Fazzolari, lui la nega. Io non posso dargli torto finché La Stampa non tirerà fuori uno straccio di un documento, di una telefonata per dimostrare di aver scritto una cosa giusta», scriveva stamattina Vittorio Feltri. Uno che – con tutto il rispetto per Massimo Giannini – qualcosa di giornalismo ne capisce.