Superbonus, la Cgia: «Spesi 71,7 miliardi per il 3,1% degli immobili». E c’è chi ancora parla…
A fronte di un costo di 71,7 miliardi di euro il superbonus ha interessato solo il 3,1% degli immobili a uso abitativo. È l’ufficio studi della Cgia a fornire il dato che rappresenta la pietra tombale su qualsiasi polemica sollevata intorno alla decisione del governo di fermare la cessione futura dei crediti d’imposta dei bonus edilizi e lo sconto in fattura, salvaguardando invece la possibilità delle detrazioni.
La Cgia: «Un costo in capo alla fiscalità generale spaventoso e non proporzionale»
«Questa misura ha provocato un costo in capo alla fiscalità generale spaventoso e non proporzionale al numero di edifici che sono stati “efficientati”», è stato il commento della Cgia, che esprimendo una valutazione «in chiaro-scuro» su superbonus e affini, non ha mancato di sottolineare che «la convinzione di aver speso troppo e di aver “drogato” anche il mercato edilizio è comunque molto elevata».
La «bolla inflattiva» innescata dal meccanismo del superbonus
«Ricordiamo che questo meccanismo, che consentiva di detrarre fiscalmente molto più di quanto un proprietario era chiamato a spendere per ristrutturare un edificio – ha sottolineato la Cgia – ha innescato una bolla inflattiva preoccupante, alimentata anche dal forte aumento dei prezzi registrato nel 2022 da tutte le materie prime. A fronte di un boom della domanda che, tra l’altro, per legge doveva essere soddisfatta entro un determinato periodo di tempo, il Superbonus 110 per cento ha contribuito a far schizzare all’insù i prezzi di moltissimi materiali e altri per molto tempo sono pressocché scomparsi dal mercato».
Un salasso che alla fine si attesterà a 120 miliardi di euro
La consistenza del salasso per le casse pubbliche indicata dalla Cgia, per altro, è più alta di quella indicata dallo stesso ministro Giorgetti, che per il solo superbonus del 110%, ovvero senza considerare gli altri bonus, aveva parlato di 61,2 miliardi di euro. Dunque, la Cgia mette nel conto 10 miliardi in più. Non si tratta di un errore, ma del fatto che il dato tiene conto dell’ultimo calcolo fatto dall’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Un incremento del bilancio complessivo a carico dello Stato anticipato qualche giorno fa dal direttore generale del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia, Giovanni Spalletta, in audizione al Senato. In quella sede Spalletta aveva spiegato che quei dati mancavano ancora e che ci si attendeva «un ulteriore incremento» rispetto ai 110 miliardi di euro di spesa complessiva già stimata. Il conteggio finale, infatti, parla di 120 miliardi.