“Viva Tito, fascisti nelle foibe”: cori infami al corteo di Firenze. L’Unione istriani pronta a querelare

22 Feb 2023 18:23 - di Federica Argento
Foibe corteo Firenze

“Viva le foibe, viva Tito”. “Fascisti carogne tornate nelle foibe”. Durante il corteo ignobile di martedì sera a Firenze questi cori infami si sono aggiunti agli  altri slogan di odio e  minacce contro Meloni e il governo. Scende in campo l‘Unione degli istriani. Dopo aver visto i video in cui gli antifascisti fiorentini finto-pacifisti inneggiavano a Josip Broz Tito e alla tragedia delle foibe, non hanno retto oltre. L’associazione di esuli di Trieste si è detta pronta a querelarli. L’annuncio è stato dato in un comunicato sulla pagina Fb dell’Unione: “Non postiamo il video. Non volendo pubblicizzare quello che comunque gira già dappertutto sui social: di bandiere rosse, ed addirittura jugoslave, con quella lurida stella vermiglia, ne abbiamo viste abbastanza: dal 1954 in avanti e ben prima, quando eravamo ancora a casa nostra, in Istria”.

Corteo a Firenze: i “democratici” inneggiano alla foibe: l’Unione istriani querela

“Stavolta però l’Unione degli Istriani non intende stare a guardare”. Per il  presidente Massimiliano Lacota il limite è stato oltrepassato. E, per rendere ancora più chiara l’idea, ha annunciato: “Denunciamo una volta per tutte questi delinquenti del linguaggio che si permettono di infangare la nostra memoria. Che è quella dei Martiri delle Foibe. È giunto il momento che si assumano le loro responsabilità davanti alla legge per queste manifestazioni di intolleranza. Che non possono più rimanere impunite”. Giampaolo Giannelli, coordinatore toscano Unione degli Istriani, si aspetta “da parte della politica tutta una ferma condanna dell’accaduto: che costituisce una grave offesa ai nostri martiri ed alle famiglie. Che hanno affrontato il dramma dell’esodo per sfuggire alla ferocia dei partigiani comunisti titini“.

Unione istriani: “Si assumano la responsabilità di fronte alla legge”

Invece le scuse non vengono, tantomeno la condanna degli slogan pieni di odio e di minacce di morte al premier e al governo. Sul corteo di Firenze non arriva presa di distanza alcuna, come aveva chiesto FdI. Arriva, invece, l’approvazione da parte del Consiglio regionale della Toscana alla a mozione del Partito democratico. Che esprime solidarietà solo agli studenti vittime di episodi di violenza  del liceo Michelangiolo. “Il Consiglio regionale ha perso un’occasione importante”: lo  dichiara Francesco Torselli, capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale toscano. ” Questa mattina poteva essere votato un atto di condanna unanime della violenza. Speravamo che il Pd fosse propenso a presentare un atto condiviso da tutti, invece ha preferito cavalcare la strumentalizzazione politica dei fatti per attaccare il Governo Meloni. La sinistra ha gettato la maschera: la violenza si condanna solo quando arriva dalla parte politica opposta!”. FdI aveva chiesto a tutta la politica di condannare lo spettacolo osceno visto in strada. Niente.

FdI: “Il Pd ha perso l’occasione di condannare tutta la violenza”

“Guai – aggiunge Torselli – a raccontare che alcuni studenti del Pascoli hanno raccontato di aggressioni patite dai ragazzi di destra o che, nel corso del “pacifico” corteo di ieri si inneggiava alle foibe, al “Compagno Stalin” ed all’omicidio di Giorgia Meloni! Questi episodi vanno taciuti! Secondo il Partito Democratico “esiste un prima ed esiste un dopo”, motivo questo che giustificherebbe gli squallidi slogan scanditi ieri dai manifestanti di sinistra. Su questo non potremo mai essere d’accordo: se esistesse un “prima e un dopo” sarebbero giustificati anche i fatti del Michelangiolo. Visto che gli stessi ragazzi erano stati aggrediti e malmenati pochi giorni prima di fronte al Liceo Pascoli: invece per noi la violenza deve essere sempre condannata, a prescindere da chi la perpetra e dai motivi che la generano”. Arriva in serata la tiepida dichiarazione dei dem. “Come gruppo Pd non possiamo che dissociarci e stigmatizzare nettamente certi atteggiamenti: da cori a bandiere, perché non era questo lo spirito e l’obiettivo della manifestazione”.

 

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