Africa, pure Prodi avverte sul ruolo di Mosca: “Wagner può controllare i flussi migratori verso l’Italia”

18 Mar 2023 11:19 - di Eleonora Guerra
prodi

In un articolo a sua firma sul Messaggero, Romano Prodi ha affrontato la questione africana soffermandosi tra l’altro sul fatto che, sì, c’è un problema Russia e Wagner «può controllare una parte del flusso di migranti verso l’Italia». L’intervento del professore è solo l’ultimo di una serie che dimostra come anche su questo tema gli attacchi scomposti della sinistra al governo si siano rivelati solo l’ennesima strumentalizzazione. Ma il passaggio su Wagner è, in realtà, una circostanza a supporto di una tesi più ampia e di portata strategica, ovvero la necessità che l’Ue cambi approccio nel Continente. In sostanza, quello che dice Giorgia Meloni quando parla del “piano Mattei”.

Prodi punta l’indice contro la Francia

L’intervento di Prodi sul quotidiano è arrivato nella mattina della sua partecipazione al Festival euromediterraneo dell’economia di Napoli, dove pure l’ex presidente del Consiglio ha inevitabilmente affrontato il tema del ruolo europeo nell’area. «Nel Mediterraneo la situazione non è mai stata peggio di così, da un punto di vista militare quando pensiamo che la Libia è a due passi dall’Italia e in Libia comandano la Russia e la Turchia. Lo salveremo noi? No, questo lo salva solo la politica estera europea», ha detto Prodi, aggiungendo che «è qui che la Francia non si rende conto della sua responsabilità internazionale. Si arriva a un’Europa a un solo pistone, la Germania, completamente diversa da quella che immaginavamo. L’arbitrato che ha esercitato sempre l’Italia finora sarà sempre più difficile da esercitare».

L’avvertimento sul ruolo della Cina e della Russia in Africa

Sul Messaggero Prodi ha avvertito che dal futuro dell’Africa passa il destino del mondo e che «accanto ai Paesi che si sforzano di tenere ancora viva la loro presenza costruita nel periodo coloniale, operano attivamente in Africa tutte le grandi e medie potenze che agiscono nello scacchiere mondiale». Su due si è concentrato particolarmente il professore: Cina e Russia. La prima «ormai divenuta il principale attore economico di tutta l’Africa»; la seconda «che sta recitando una parte diversa, non più concentrata su una presenza economica, ma su una strategia prevalentemente politico-militare».

Prodi: «Wagner dalla Cirenaica può controllare il flusso di migranti verso l’Italia»

Ed è qui che entra in campo Wagner: «Con l’impegno di poche migliaia di mercenari del gruppo Wagner e con una minima spesa è passato sotto il controllo politico della Russia una notevole parte dell’intero continente africano», ha scritto Prodi, sottolineando che «partendo dal Nord è sotto dominio russo la Cirenaica, cioè la parte più ricca di petrolio della Libia e l’area da cui Wagner può controllare una parte del flusso dei migranti verso l’Italia». E ancora, procedendo verso Sud, Mosca domina o esercita la sua ingerenza con i suoi – pochi – mercenari in Mali, Repubblica Centro Africana, Burkina Faso, Ciad, Sudan.

La necessità che l’Europa affronti la questione africana

«Questi eventi obbligano tutti noi a chiederci se fra Russia e Cina vi sia una strategia combinata, così che la prima costituisca il braccio armato e la seconda il braccio economico di una condivisa presenza nel continente africano», ha aggiunto Prodi, ricordando che, se anche gli interessi russi e cinesi non dovessero del tutto combaciare, a unire le due potenze c’è comunque l’esistenza di «un nemico comune: l’Occidente e in modo particolare la Francia, cioè il Paese che più rappresenta l’antica potenza coloniale e che più è presente sia culturalmente che economicamente in tutta l’area».

L’eco del “piano Mattei” nella ricetta del professore

«Per legare l’Africa a noi  dobbiamo prima di tutto legare noi all’Africa, con una politica europea che rompa anche simbolicamente con il passato», ha quindi avvertito Prodi, aggiungendo che questa politica deve essere «non solo di aiuto, ma soprattutto di cooperazione, abbandonando quel senso di superiorità che ha sempre fatto apparire naturale e spontaneo imporre ai Paesi africani le nostre regole e i nostri principi». Insomma, deve essere animata dallo spirito di quel “piano Mattei” proposto da Meloni che Prodi non ha citato, ma che echeggia con una certa forza nelle sue parole.

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