Arte: Roma riscopre il genio futurista Gino Galli, allievo prediletto di Giacomo Balla
“E’ quasi un miracolo”. Così Edoardo Sassi, giornalista del Corriere della Sera, racconta all’Adnkronos la nascita della mostra – di cui è curatore insieme a Giulia Tulino- ‘Gino Galli (1893-1944). La riscoperta di un pittore tra Futurismo e Ritorno all’ordine’. La rassegna partirà domani al Mlac, il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma. Durerà fino al 6 maggio. Allievo prediletto di Giacomo Balla, tra gli esponenti storici del Futurismo già dal 1914; autore e firmatario di importanti testi teorici, condirettore della rivista ‘Roma Futurista’ (con Balla, Giuseppe Bottai e Enrico Rocca). E protagonista, nel 1919 e nel 1921, di due mostre personali presso la Casa d’arte Bragaglia di Roma, una delle più importanti gallerie dell’epoca.
La riscoperta del futurista Gino Galli
Nonostante tutto questo, Galli è stato fino a oggi un artista quasi del tutto ignoto anche alla storiografia sul Futurismo; salvo rare citazioni e non di rado errate, a partire dalla data di morte (quasi ovunque posticipata di dieci anni). “Trovare un artista così importante che sia sfuggito a tutti i radar di studiosi e collezionisti, è incredibile. Eppure per una serie di coincidenze, che forse coincidenze non sono, è stato nell’oblio per tantissimo tempo“, spiega Sassi. Che dopo essersene occupato nella sua tesi di laurea, in quasi 30 anni -e negli ultimi due molto assiduamente- ha effettuato una ricerca capillare delle opere di Gino Galli, che ora ha permesso questa mostra.
I due dipinti controversi raffigurati l’autoerotismo
Un genio controverso, quello di Gino Galli, pieno di luci ed ombre e accompagnato dall’immagine di una vita dissoluta e dal ‘marchio’ della sua omosessualità, che può essere tra le ragioni per le quali è stato ‘nascosto’ per tanto tempo. “non abbiamo voluto nascondere nulla delle sue contraddizioni”, scandisce Sassi all’Adnkronos. Molte le opere interessanti che troverà il visitatore. “Difficile indicarne qualcuna in particolare ma sicuramente ce ne sono due che incuriosiranno i presenti -anticipa Sassi-. E sono due dipinti erotici di grandi dimensioni che raffigurano l’autoerotismo, maschile e femminile”. Un tema scabroso per l’epoca. Se “quello femminile era già stato più o meno sdoganato, anche se in genere viene raffigurato nell’arte in dimensioni più piccole dato il soggetto”, dice Sassi, quello maschile è un dipinto miracolosamente sopravvissuto fino a oggi grazie a un ultradecennale occultamento in una cantina: un ritratto di un giovane in camicia nera in un esplicito gesto di autoerotismo, databile 1920-1921 circa. “E’ la prima volta in assoluto che viene rappresentato, e non mancano i particolari”, rivela il curatore.
L’esposizione, promossa da Sapienza Università di Roma, la prima in assoluto dedicata a Galli a più di cento anni di distanza dalle due personali alla Casa d’Arte Bragaglia di Roma (1919 e 1921) e a quasi ottanta anni dalla morte, prova a ricostruirne il cammino: pittore solitario, tormentato, omosessuale, appassionato di occultismo, probabilmente morfinomane, membro della polizia segreta di Mussolini (Ovra); sub-confidente nella rete di Bice Pupeschi, spia e amante del capo della polizia fascista Arturo Bocchini, ritratta dall’artista in un dipinto degli anni Trenta, l’unico esistente. Si tratta dunque della riscoperta di un protagonista controverso, ma di primo piano, dell’arte del Novecento, di cui sono presentati circa cinquanta dipinti – dagli esordi prefuturisti agli anni Quaranta – provenienti da collezioni private ad eccezione di tre opere (una dalla Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea e due dalla Fondazione Brescia Musei) unitamente a documenti originali. Tutti materiali inediti, salvo rare eccezioni. La mostra è realizzata con il coordinamento scientifico di Ilaria Schiaffini, docente di Storia dell’arte contemporanea e direttrice del Mlac.