Bidello pedofilo (pluricondannato) resta in servizio per 25 anni. Punito il dirigente scolastico
Un bidello pedofilo, pluricondannato, ha lavorato per oltre venticinque anni nelle scuole elementari di Roma e provincia, nell’indifferenza delle istituzioni. Finché non ha colpito ancora, in una scuola del centro della Capitale.
Per questa vicenda, che il Secolo d’Italia aveva già trattato, il Miur era stato condannato a risarcire con 228.257 euro la famiglia dell’alunno abusato. Ora, la stessa somma viene chiesta indietro non solo all’imputato, ma anche all’allora dirigente dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio.
Il curriculum criminale del bidello pedofilo
La storia ha dei contorni drammatici e surreali. Come ricostruisce il Messaggero, il bidello pedofilio era già stato condannato per avere abusato di due bambini e i giudici erano stati categorici: non avrebbe mai più dovuto lavorare con minori. Tuttavia, l’uomo era stato assunto ugualmente come bidello in un’altra scuola elementare, stavolta nel centro di Roma. E proprio tra quei corridoi aveva colpito di nuovo, abusando di un altro piccolo.
Con l’autocertificazione il bidello ha eluso ogni controllo
Le ragioni di tale drammatica omissione? Nella domanda di aggiornamento alla graduatoria pubblica, nel 2008, il bidello non aveva risposto alla domanda sulle condanne penali pendenti, lasciando il modulo incompleto. Nel 2005, aveva dichiarato di essere incensurato.
In realtà, nel 1991 era stato condannato infatti per una violenza sessuale avvenuta a scuola e nel 2005 aveva abusato di una bambina in una scuola media romana. Nel 2014 la nuova vittima. Il bidello ha seguito il bambino in bagno e lo ha molestato. La mamma del piccolo si è accorta che qualcosa non andava e ha presentato denuncia. Dopo le indagini, nel 2014 il bidello è stato condannato a sei anni di reclusione e all’interdizione per sempre “da ogni ufficio o servizio in istituzioni frequentate da minori”.
Nessuno ha controllato che l’uomo non avesse precedenti
Il problema, sottolineano i magistrati, è che nessuno ha controllato. E in questo modo «il dipendente pluricondannato ha potuto continuare ad avere incarichi dagli istituti scolastici». Nel 2014, con la nuova condanna, il giudice ha anche disposto il risarcimento del danno, quantificato in sede civile nel 2020: il Miur ha pagato in tutto 228.257 euro, soldi pubblici che adesso vengono chiesti indietro ai responsabili. La maggior parte del danno erariale viene contestata al bidello, ma, sottolineano i magistrati, «la responsabilità, in parte, deve essere attribuita anche all’Ufficio scolastico regionale» per «l’inserimento nelle graduatorie di un lavoratore che aveva denunciato e nei confronti del quale aveva già instaurato un procedimento disciplinare per pedofilia». Come riporta il Corriere della Sera, sotto accusa è finito l’allora dirigente generale dell’Usr, che ha attribuito al bidello l’idoneità a essere assunto.
(Foto Ansa di una scuola elementare romana)