Casa, la tattica dell’Italia per fermare il salasso green: vincere la partita è possibile

15 Mar 2023 9:07 - di Gabriele Alberti
Casa

Ora ci vuole una strategia per la casa. Il centrodestra è compattissimo contro l’approvazione della direttiva sulle case green. Che rischia di trasformarsi, di qui al 2030, in una patrimoniale della bellezza di circa 40mila euro ad appartamento. Una mazzata economica che graverà sul portafoglio di 8 milioni di famiglie italiane. Il centrodestra è stato granitico sul no e quasi tutti i partiti europei si sono spaccati al loro interno sul voto, a partire dal Ppe. Ottenere il risultato è possibile e la tattica vincente potrebbe essere applicare lo schema che ha funzionatoa con lo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035. In quel caso la cordata tra il centrodesttra italiano e alcuni Paesi europei, tra cui la Germania, ha creato uno “zoccolo duro” tale, da impedire l’approvazione in sede di Consiglio Ue della normativa. Lo schema è valido anche nella partita contro il salasso per le case “green”.

Casa, perso il primo tempo, c’è tutto il secondo da giocare

A suggerire le possibilità in campo per vincere la partita è Sandro Iacometti su Libero. La partita va giocata per intero e, usando una terminologia calcistica, i tempi sono due. Il primo tempo si è concluso in svantaggio, come s’è visto in Plenaria a Strasburgo: con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti. Il testo ora approderà al negoziato tra le istituzioni Ue (trilogo), prima di tornare in Plenaria per il via libera finale. “In altre parole, sono ancora aperte tutte le strade – è il ragionamento- . Sia quella che prevede la formazione di un fronte unito tra i Paesi contrari; sia quella che ruota intorno alla ricerca di una maggioranza nell’Europarlamento”. Bisognerà lavorare sui punti deboli dei partiti che non hanno una posizione unitaria sulla direttiva. Prima cosa, dunque, “è ovviamente quello di lavorare sulla frattura all’interno del Partito popolare”.

Casa green, l’Italia usi lo schema adottato per il no alle auto green

Il tempo per lavorarci sopra c’è, con l’occhio puntato su un appuntamento cruciale, ossia le elezioni Europee del 2024. Le previsioni dicono che gli equilibri politici cambieranno di molto, con l’asse Ppe-Ecr che potrebbe mettere all’angolo i socialisti. Così ha funzionato, ad esempio, sul tema delle auto. “Ciò che è accaduto la settimana scorsa con il rinvio a data da destinarsi dell’accordo sui veicoli green è la dimostrazione che il vento sta cambiando. E che l’ossessione verde della maggioranza Ursula che tra un anno potrebbe essere rimpiazzata da un’alleanza tra Popolari e Conservatori molto più pragmatica e meno ideologica, nei prossimi mesi potrebbe iniziare a perdere la sua forza propulsiva”.

Quali sono le due vie d’uscita

Il “playmaker” della partita decisiva potrebbe essere rappresentato proprio dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Che molto sobriamente ha fatto notare – come dichiara su tuttti i quotidiani-  ai colleghi europei che in Italia la norma “praticamente inapplicabile. Manca in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei”. Di qui un “muro” difensivo non secondario. «Nessuno chiede trattamenti di favore, ma solo la presa di coscienza della realtà: con l’attuale testo si potrebbe prefigurare la sostanziale inapplicabilità della Direttiva». Due strade dunque sono percorribili: prendere tempo, aspettare che gli equilibri politici cambino nel 2024. “O l’annuncio che in ogni caso l’Italia non potrà materialmente applicare le norme? In entrambi i casi si intravede una via d’uscita”. Il secondo tempo è appena iniziato.

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