Cesare Prandelli lapidario: «Non allenerò più nessuna squadra». Vlahovic? «Non abbassa la testa»

13 Mar 2023 11:02 - di Italpress

«I rigori si possono sbagliare, ma la reazione che ha avuto Vlahovic nei 15 minuti successivi all’errore al dischetto è stata da grandissimo giocatore. Non ha abbassato la testa, ha cercato di fare gol in tutti modi, è stato sfortunato in due situazioni, ma ha comunque contribuito al quarto gol della Juve». Cesare Prandelli, ex ct della Nazionale e vice campione d’Europa nel 2012, ospite di “Radio Anch’io Sport” su Rai Radio 1, “assolve” dalle critiche Dusan Vlahovic, l’attaccante serbo della Juventus che contribuì a far sbocciare nella Fiorentina. «Penso sia un giocatore molto molto forte, credo sia più un problema di squadra: se hai un giocatore così devi finalizzare di più, ma soprattutto quando vai sugli esterni non è che bisogna fare finte e controfinte, così per una punta diventa molto complicato», aggiunge l’ex tecnico viola. Che apprezza i giovani bianconeri, con una preferenza ben precisa: «Sono tutti molto interessanti, ma quello che ha più qualità tecnica secondo me è Fagioli, si vede da come copre palla e come dribbla in mezzo al campo».

Che fine abbiano fatto gli attaccanti italiani è un tema che è sempre di moda: «Mi sembra di tornare al 2010, passano gli anni ma sono sempre gli stessi argomenti, è arrivato il momento di prendere in mano la situazione e cercare di capire cosa può fare la federazione. Noi in quegli anni siamo stati coinvolti nei progetti, abbiamo avanzato anche proposte, ma siamo stati un po’ rimbalzati. A livello internazionale siamo molto competitivi fino ai 19 anni, i dati sono clamorosi: le nostre nazionali giovanili fanno risultati molto importanti. Dai 19 anni in poi, la maggior parte di questi giocatori si perde: vuoi perché le grandi squadre scelgono giocatori stranieri, vuoi perché i nostri ragazzi sentono di più la pressione rispetto ai coetanei stranieri. Noi abbiamo fatto delle proposte: una era quella di fare una Nazionale, dopo l’Under 21, che poteva partecipare al campionato di Serie B. Penso sia ancora molto valida come proposta per dare continuità al lavoro dei ragazzi. Poi se il Fagioli di turno interessa alla Juve, ovviamente rimane. Ma se la Juve decidesse di mandarlo in prestito, questa Nazionale si prende carico del giocatore e gli fa fare il campionato di Serie B. Poi vincono, perdono o retrocedono, l’importante è dare una continuità di lavoro a questi ragazzi».

Le squadre della Serie A si stanno distinguendo soprattutto per la discontinuità: «Ci sono tante partite e c’è poco tempo per recuperare. Ad esempio la Roma è un’ottima squadra, però a livello tecnico ci sono solo i titolari. Quando Mourinho fa i cambi, la squadra perde la sua fisionomia. Ma dal punto di vista dell’intensità, a livello europeo siamo migliorati molto negli ultimi due anni. La discontinuità dipende secondo me più dalle rose non all’altezza, non abbiamo 23-24 giocatori potenzialmente titolari come le grandi squadre». I meriti del Napoli sono innegabili: «Sembra si stiano scoprendo ora le qualità di Spalletti. Luciano è sempre stato molto bravo. Quest’anno sono stati bravissimi a capire che bisognava cambiare. La bravura del Napoli è quella di aver seguito le indicazioni dell’allenatore: quando valorizzi i giocatori nei ruoli, la squadra ha sempre un grande vantaggio. Bravo Spalletti, ma brava anche la società, senza spendere cifre assurde. Discorso simile si può fare per il Torino, con Cairo che ha assecondato le richieste di Juric, perché è l’allenatore che deve determinare il completamento dell’idea di squadra».

Chi ha più rimpianti tra Inter e Milan è presto detto: «Forse il Milan, perché l’anno scorso aveva dimostrato di essere solido, una squadra che esprime un calcio moderno e propositivo. Quest’anno in quel mese e mezzo ha perso tanto, ora sta recuperando, si vede che è tornata un po’ di serenità». Sul futuro del calcio: «Vedo un calcio col tempo effettivo, con l’arbitro connesso sistematicamente al Var, chissà se si chiamerà ancora così, ma lo spettacolo rimarrà». Prandelli, che sulla panchina della Roma ebbe una breve esperienza, ha le idee chiare sulla squadra di Mourinho: «A livello tecnico, non è all’altezza delle altre grandi squadre. Secondo me Mourinho sta facendo un miracolo a prendersi sulle spalle tutti i problemi e i limiti della squadra, è geniale nella gestione dei rapporti e nella comunicazione. Se la Roma l’anno prossimo riuscirà a trovare tre giocatori importanti indicati da Mourinho, lotterà per lo scudetto». Su un suo possibile ritorno in panchina, Prandelli è lapidario: «Le richieste arrivano sempre, ma la panchina che sto sognando è quella di un parco con i miei nipotini a godermi la vita con loro. Basta allenare».
(ITALPRESS).

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