Chi si ricorda delle risate di Pecoraro Scanio ai funerali dei militari di Nassiriya? Ma la sinistra dimenticò di indignarsi…
C’è stato un tempo in cui i ministri non cantavano la Canzone di Marinella a feste private ma ridacchiavano ai funerali. Era il 2006 e un fotografo indiscreto immortalò l’allora ministro Pecoraro Scanio sghignazzante, insieme con Vasco Errani, ai funerali dei militari italiani vittime dell’attentato di Nassiriya (la foto è tratta dal sito Dagospia). Regnante Prodi. Francesco Storace l’ha fatta vedere ieri sera in tv, raggelando l’arcigna Concita De Gregorio che conduceva In Onda con Davide Parenzo.
Ora voi immaginerete che all’epoca giornali come La Stampa e Repubblica, che oggi si stracciano le vesti perché Salvini – due settimane dopo la tragedia di Cutro – ha festeggiato i suoi 50 anni, si siano indignati per quelle risate? Che abbiano fatto almeno una velata critica, un buffetto, una moderata rampogna? Neanche per idea. Hanno anzi difeso il diritto alla risata.
Così scriveva il “D’Alema boy” Fabrizio Rondolino sulla Stampa: “Se fossimo a New Orleans, quella risata sarebbe forse normale, e rientrerebbe nel clima festoso con cui la cultura afroamericana esorcizza il tabù e il dolore della morte. Ma siamo nel Paese delle prefiche – quelle signore che ancor oggi al Sud vengono pagate per piangere ai funerali – e dunque certe cose non si fanno. Sicuramente inopportuna, la risata di Pecoraro è anche, se vogliamo, il segno della definitiva tracimazione del privato: anche a un funerale, anche di fronte alla morte e al dolore della morte, io mi faccio i fatti miei. E se mi viene da ridere, rido…”.
E veniamo ai Verdi, di cui Pecoraro Scanio era presidente. Sono gli stessi oggi rappresentati da Angelo Bonelli che va a manifestare davanti a Palazzo Chigi con le mani sporche di sangue. All’epoca, 2006, respinsero ogni accusa e difesero la risata di Pecoraro Scanio. Parlarono di “una grave strumentalizzazione messa in piedi per attaccare il presidente Alfonso Pecoraro Scanio” e di “indegna campagna che mette in dubbio il dolore autentico e sincero dei Verdi per le vittime dell’agguato di Nassiriya”. E ancora: “Negare l’onestà dei sentimenti del presidente dei Verdi è profondamente offensivo ed è una forma di imbarbarimento del confronto politico e dell’informazione”. Anche Errani disse di sentirsi “profondamente offeso e diffamato dalla campagna che ‘Libero’ e ‘Il Giornale’ provano a inventare”. Per la cronaca, Pecoraro Scanio sostenne che la cerimonia era finita e stava salutando calorosamente Errani, che non vedeva da tempo.
Il Giornale aveva fatto questo titolo: “Senza vergogna”. Molto meno indecente del titolo “Strage di Stato” fatto dalla Stampa a proposito dei morti di Cutro. Sarà che loro, gli umani, i buoni, i perfetti, capiscono e conoscono meglio De André e confidano in quel bel verso: “Dal letame nascono i fior”. Sarà, ma prima, l’odore, fa venire la nausea…