Cutro, identificato il bimbo di 5 anni. Analisi dell’Interpol sul cellulare di uno scafista
È stato identificato il bimbo di 5 anni e mezzo, proveniente dall’Afghanistan, ultima vittima del naufragio di domenica scorsa a Cutro e il cui corpicino, denominato inizialmente con il codice KR70, Krotone 70, è stato restituito ieri pomeriggio dal mare.
Nel naufragio di fronte alle coste di Cutro, come apprende l’Adnkronos, sono morti il papà, la mamma e due fratellini. Uno di un anno mezzo, mentre il terzo fratellino è ancora disperso.
A riconoscere il bimbo di 5 anni e mezzo sono stati gli zii arrivati dalla Germania.
Nel Cara di Capo Rizzuto ci sono altre mamme e altri papà che hanno perso i figli. Non ci sono genitori vivi con figli o dispersi. Ci sono due padri che cercano i propri figli. Sono sedici i bambini morti finora nel naufragio di Cutro, anche se altri risultano ancora dispersi.
E oggi l’Interpol di Catania eseguirà un accertamento irripetibile sul telefono cellulare dello scafista minorenne pachistano arrestato lunedì scorso con l’accusa di avere organizzato il viaggio insieme con altri tre scafisti.
Al momento in carcere ci sono anche un turco 50enne, Sami Fuat, e il 25enne pakistano Khalid Arslan.
Il telefono del giovane, che respinge ogni accusa rispetto al viaggio finito in tragedia sulle coste di Cutro, è l’unico cellulare trovato agli scafisti dopo il naufragio costato la vita ad almeno 70 persone.
Per questo motivo è ritenuto particolarmente importante l’esame dell’Interpol sull’apparato dal quale gli investigatori potranno estrapolare dati molto importanti fra cui anche i contatti con i trafficanti di esseri umani ad esempio.
Gli investigatori vogliono verificare con chi ha chattato il giovane prima di partire da Smirne e con chi aveva i contatti in Turchia. E, in questa maniera, arrivare a capire chi sono i suoi complici.
Nell’ordinanza di custodia cautelare la gip del Tribunale dei minori di Catanzaro, ha scritto che il giovane sarebbe “aduso alla gestione dei percorsi migratori”. Il che sarebbe desumibile “dal ruolo assunto sin da prima dell’arrivo sulla costa turca”.
Nello specifico viene posta l’attenzione sulle “allarmanti modalità di commissione del delitto”. E la gip parla anche della “inquietante disinvoltura” con la quale il 17enne avrebbe affrontato il viaggio nel corso della traversata, “la dimestichezza manifestata nella gestione del viaggio quale dato segnaletico della consuetudine con il mondo del crimine connesso ai percorsi migratori”.
Tutto questo farebbe parte di una serie di “elementi sintomatici” che hanno connotato “una personalità altamente pericolosa e priva di remore”.
Sul cellulare del giovane pakistano ci sono diverse fotografie scattate proprio sulla imbarcazione poi naufragata, ma anche altre foto. Che sono ritenute “molto importanti” dagli inquirenti.
Tra le altre cose il 17enne pakistano avrebbe poi regolato i turni “di coloro che erano temporaneamente autorizzati a salire in coperta così coadiuvando fattivamente i coindagati nella navigazione”.
In viaggio di morte annunciata. Proprio quando l’Italia avvia un giro di vite contro le ONG, ecco la straziante tragedia di fronte alle nostre coste. Tragedia provocata da circostanze strane ed inverosimili,ove si pensi a tutta una serie di elementi : non ultimo, il presunto timore di criminali incalliti alla vista di luci in lontananza, che avrebbero denotata la presenza della guardia costiera. A me sembra incredibile . Io credo fermamente che la tragedia di Cutro, sia stata organizzata dai trafficanti di morte,per sollevare l’opinione internazionale contro l’Italia.
In pratica,alla vista delle nostre Coste, gli scafisti hanno buttato a mare i malcapitati migranti , condannandoli a morte,per perseguire i loro loschi obiettivi.