Cutro, l’ufficiale della Guardia Costiera smonta le balle: “Chi ci accusa non sa di cosa parla”
“Chi ci attacca non sa di cosa parla”. Non ci sta un ufficiale della Guardia Costiera che con il Corriere della Sera vuole mantenere l’anonimato, a leggere le accuse di questi giorni, dopo il naufragio di Cutro. Tra scaricabarili, continui rimpalli tra Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, la Guardia costiera e la Guardia di Finanza. Gli occhi sono puntati soprattutto sulla Guardia costiera. Ma l’ufficiale non ci sta e spiega come sono andate le cose smontando tutte le balle che la sinistra ha montato.
L’ufficile della Guardia Costiera: come sono andate le cose a Cutro
“Sa quante vite abbiamo salvato noi l’anno scorso lungo le nostre coste ? 50 mila persone. Quella del salvataggio in mare è la nostra missione principale, da sempre”. Mentre a Crotone è partita una nuova inchiesta sui soccorsi, l’ufficiale ha zittito chi li accusa di non aver salvato quei migranti dopo l’avvistamento del barcone da parte di Frontex: “Non sa di cosa sta parlando. Per noi i fatti sono limpidi, hanno una linearità logica e temporale coerente con quel che è successo”.
Cutro, l’ufficiale della Guardia Costiera: Frontex non segnalò situazione reale di pericolo
All’accusa di non aver aperto un “evento Sar”, cioè di soccorso in mare, subito dopo la segnalazione di Frontex, replica: “Ma il Piano Sar nazionale parla di avviare le operazioni di soccorso ‘quando si presume che sussista una reale situazione di pericolo per le persone’. E nelle informazioni di Frontex questa situazione non era assolutamente rappresentata”.
“Nell’ultima posizione nota la barca non appariva sovraccarica”
Chiarisce l’ufficiale della Guardia Costiera al Corriere. Secondo Frontex la barca stava viaggiando senza problemi. Diceva in sostanza: la barca viaggia tranquilla, a 6 nodi, a 40 miglia dalla costa. La Guardia di Finanza è uscita con due motovedette avvisando la capitaneria di Reggio Calabria: «Attività di polizia gestiamo tutto noi». Quindi nessuna operazione di salvataggio. Solo operazione di polizia della Finanza. Salvo tornare indietro alle 3.48 del mattino per le brutte condizioni del mare. E , anche a quel punto (erano le 3.48 e mancavano pochi minuti al naufragio), non viene lanciato nessun allarme. Perché nell’«ultima posizione nota» la barca «non appariva sovraccarica o sbandata», ha spiegato l’ufficiale.
“Salvare vite è un onore per l’intero corpo delle Capitanerie di porto”
Il comandante della Guardia costiera di Crotone, Vittorio Aloi, ieri aveva infatti detto che «ci sarebbe bisogno di specificare molte cose su come funziona il dispositivo per il tracciamento dei migranti; da che arrivano nelle acque territoriali a che poi debbano essere scortati o accolti». Un sistema «complesso», come dice lui. Che assegna compiti a tutti e obblighi precisi a nessuno. Con il risultato che se non è estremamente palese, tutto è interpretabile. La sua amarezza è totale per il fatto che la Guardia costiera sia finita nell’occhio del ciclone: «Ne puoi salvare 100mila ma poi è quell’unico ragazzino, bambino o famiglia che non riesci a salvare fa sembrare inutile il tuo lavoro. Invece – conclude- chiunque si sia trovato davanti a persone in difficoltà in mare sa bene quale onore rappresenti il poter dire: «io l’ho salvato» per l’intero Corpo delle Capitanerie di Porto.