Detenuto marocchino nasconde una lametta in bocca e ferisce due agenti nel carcere di Torino

14 Mar 2023 11:14 - di Redazione
CARCERE_TORINO_DETENUTO_MAROCCHINO

E’ stato sorpreso dagli agenti in servizio nel carcere di Torino mentre nascondeva in bocca una tagliente lametta e invitato  dal vicecomandante della Polizia penitenziaria a consegnarla e a seguirlo negli uffici per contestargli il possesso di arma impropria, un detenuto marocchino ha aggredito l’agente e un collega provocando lesioni e contusioni ad entrambi, in particolare al primo la distorsione di una caviglia, al secondo contusioni al polso.

“Non ci sono più parole per definire le condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria. La situazione è a dir poco drammatica – dice ora il Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria che ha denunciato l’accaduto. – Le aggressioni sono all’ordine del giorno e, nonostante le innumerevoli denunce del Sappe tutti stanno a guardare e ad aspettare – sottolinea segretario piemontese del sindacato Vicente Santilli – ora veramente basta, la Polizia Penitenziaria chiede aiuto alle istituzioni affinché si ponga rimedio a questo scempio”.

“Il Sappe – aggiunge il segretario generale, Donato Capece – denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario

“Ma servono anche più tecnologia e più investimenti – prosegue Capece – la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare ad ogni piè sospinto, da soli non servono: serve una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam“. Come dimostra l’ultimo episodio del detenuto marocchino con la lametta in bocca.

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