“Devo nutrirmi di corpi umani”. Matteo il “diavolo” di Prato rischia 12 anni: mordeva e stuprava le donne
Dodici anni di carcere: questa la richiesta del pm per Matteo Valdambrini studente universitario originario di Montemurlo, in provincia di Prato, accusato di diverse aggressioni a stupri a carico di donne. In particolare, il ragazzo mordeva e abusava delle sue vittime nel nome del “diavolo”. «Ho bisogno di nutrirmi di corpi. Io salverò il mondo», aveva detto agli inquirenti, dopo essere stato arrestato.
Matteo Valdambrini, il “diavolo” di Prato che mordeva le donne
Matteo aveva anche i suoi discepoli, ragazzi che lo seguivano e lo imitavano nelle imprese. In primo grado il 24enne era stato condannato a sei anni, ieri, a Firenze, è arrivata la richiesta del raddoppio di pena. La procura generale è tornata a contestare, oltre alla violenza sessuale, anche l’accusa di riduzione in schiavitù. A denunciare il ragazzo era stata una donna che spesso andava nei boschi di Prato a girovagare, per poi tornare con strani segni sul corpo. Matteo si presentava come Omen, “il diavolo”, sosteneva di avere poteri soprannaturali e nel 2015 aveva fondato una presunta setta satanica in piena regola con macabri riti d’iniziazione che si svolgevano dentro l’ex ospedale psichiatrico “Banti” di Firenze, a villa Sbertoli (Pistoia) oppure nell’ex cementificio di Prato.
Foto sexy con una falsa identità su wapp
Matteo sul chiedeva foto intime via whatsapp, facendo credere che a visualizzare l’immagine non fosse lui ma “una entità cibernetica chiamata Hydra”, cioè un computer “con intelligenza artificiale capace di riconoscere e ricostruire la loro vera essenza”. Il “vampiro”, sempre stando alle accuse, si professava anche guaritore dei problemi sessuali dei suoi ’adepti’: per far vincere loro il ’blocco’, imponeva rapporti sessuali. La cerimonia prevedeva il rito del morso del vampiro, come i lupi mannari, prima dello stupro. Almeno una decina di ragazzine sarebbero state sue vittime. La prossima udienza è fissata per il prossimo 24 maggio al Tribunale di Firenze.