Elly la “rottamatrice”: perché il vero vincitore delle primarie Pd è Renzi e non la Schlein
L’hanno cacciato dalla porta, è rientrato dalla finestra: il renzismo, s’intende. Fregando chi s’era sfregato le mani alla notizia della sconfitta di Stefano Bonaccini nelle primarie extra-tesserati, ritenendolo una sorta di quinta colonna dell’ex-premier. A sorpresa, invece, Renzi è rientrato trionfalmente sull’onda del successo di Elly Schlein e della sua pazza idea di dar il benservito a «cacicchi e capibastone». Già, che cos’è questo linguaggio se non la rimasticatura della vecchia «rottamazione» del fu segretario? Con la differenza che quest’ultimo ne fece un obiettivo chiaro, diretto, discriminante, mentre Elly lo ha detto a grazia ricevuta, quando cioè non c’era più bisogno del sostegno e dei voti dei vari Franceschini, Zingaretti, Bersani, Bettini, Orlando e compagnia bella: i «cacicchi», appunto.
Elly Schlein ha aggirato la suggestione della rottamazione
Insomma, passata la festa, gabbato lo santo. Non è la prima volta che capita, non sarà l’ultima. Se ne parliamo è solo per sottolineare il grado di approssimazione con cui certa stampa mainstream e progressista non ha esitato a magnificare la «freschezza progettuale» della giovane leader o la sua «radicalità sui principi». Può essere. Ma questa verità ne contiene una più profonda e molto più sorprendente. Sicuro: fossimo nei panni dei «cacicchi» di cui sopra, non ce ne staremmo come Gattopardi in attesa di veder realizzato quel “tutto è cambiato perché tutto è rimasto com’è“.
Gattopardi in allarme
Anzi, ci chiederemmo come mai il “renziano” Bonaccini vince tra gli iscritti mentre l’anti-renziana Schlein trionfa tra gli elettori, malgrado cotanti sponsor. E forse ci accorgeremmo che il ribaltone del secondo tempo delle primarie racconta molto di più della svolta “nuovista” – pur irresistibile in un partito sconfitto come il Pd – incarnata dalla Schlein. Al netto dell’apporto delle truppe cammellate eterodirette dai grillini, quel risultato a sorpresa ci dice votando lei e non Bonaccini, la base si è risintonizzata sulla lunghezza d’onda della suggestione rottamatrice. Significa mandato pieno alla vincitrice a disfarsi dei vecchi dirigenti, a cominciare dai suoi imbarazzanti padrini. Morale della favola: il candidato “renziano” avrà pure perso, ma il renzismo nel Pd è vivo e vegeto.