Gelo tra Schlein e Conte, in Friuli alleanza di facciata. La dem in imbarazzo: “Ah, viene anche lui?”
«Ah, viene qui anche lui? Non sapevo, ma idealmente siamo insieme». Schlein e Conte, è gelo. Alleati ma distanti. Sono andati entrambi in Friuli Venezia Giulia per la campagna elettorale, ma senza alcuna iniziativa comune benché in coalizione alle regionali. Ieri la segretaria del Pd aveva detto di essere “felicissima” per l’alleanza nella regione spiegando però che ogni intesa si fa, solo se c’è “un progetto condiviso”, nulla è precostituito. E oggi anche Conte si mostra altrettanto cauto: “Il Friuli laboratorio per l’alleanza con il Pd? Noi questi laboratori li teniamo sempre aperti laddove ci sono le condizioni ovvero dove c’è l’opportunità di condividere obiettivi politici chiari. Quando queste condizioni non ci sono, preferiamo andare da soli”.
Freddezza tra Conte e Schlein: in Friuli alleanza di facciata
E a chi gli notare come, a differenza del centrosinistra, i leader di centrodestra siano tutti insieme per la campagna elettorale ( tranne all’ultimo Giorgia Meloni per il protrarsi di un colloquio con il presidente Sergio Mattarella), Conte osserva: “Il centrodestra quando si tratta di fare una passerella elettorale si fa vedere compatto, ma abbiamo scoperto che poi il giorno dopo, quando di tratta di assumersi le responsabilità di governo, si presentano divisi su tutto”.
Conte e Schlein: “Condivisione o meglio soli”
Intanto, però, il campo dell’opposizione resta tutto da ricostruire. Francesco Boccia, neocapogruppo Pd al Senato, ‘consiglia’ di procedere per gradi: “Su alcuni temi noi non possiamo non unire le forze raccontando un’Italia diversa. Intanto uniamo le forze in Parlamento e poi il tempo dirà se saremo in grado di unire le forze anche per le politiche”. La proposta di Conte per un tavolo con la maggioranza e tutti i soggetti interessati sul Pnrr, per tutto il giorno non trova però sponde particolari nel Pd. Non ne parla Schlein, non ne parlano i capigruppo in Parlamento dove dovrebbe esercitarsi appunto quella collaborazione tra tutti, sollecitata dal leader M5S. Ad unire c’è l’argomento di giornata ovvero la versione di Ignazio La Russa dei fatti di via Rasella.
Possibile slavina nel Pd: Marcucci, Cottarelli, Morani e Orlando
Un modo per glissare sui problemi dei rispettivi schieramenti: il M5S “vampirizzato” dal Pd nei sondaggi e la Schlein che nel giro di poche settimane è riuscita nell’impresa di unire i dem. Sì, ma contro di lei. Maldipancia tra i big del partito per la “rimozione” di entrambe le capogruppo, Serracchiani e Malpezzi. “Non era mai successo prima”, ha sibilato Marcucci. Con un colpo di mano la neo segretaria ha nominato Chiara Braga a Montecitorio e Francesco Boccia a Palazzo Madama. Anche altri nel Pd stanno a disagio. “Per ora però non respiro aria nuova – ha detto senza mezzi termini Carlo Cottarelli -, è più anomalo di prima. Io sono di centro, lei di sinistra. Nel Pd ero già anomalo prima, ora lo sono un po’ di più”.
Indiscrezione della Stampa: Orlando avrebbe “grossi dubbi”
Ancora. Alessia Morani aveva detto alla Schlein senza tanti complimenti: “Dai dignità a tutti, altrimenti rischi una fuga silenziosa”. La Stampa – ciliegina sulla torta- in un retroscena scrive di un Orlando che avrebbe “grossi dubbi”. L’ex ministro del Lavoro non ha mai nascosto una certa contrarietà nei confronti della vittoria della dem. A primarie concluse, Orlando ha ammesso: “I voti della Schlein non sono i miei”. Per non parlare del confronto-scontro che potrebbe esserci sabato tra Schlein e Stefano Bonaccini sugli assetti.
Il “redde rationem” Schlein-Bonaccini
Entrambi saranno infatti a Modena per alcune iniziative. Secondo parlamentari della minoranza dem intercettati da Adnkronoa, il punto centrale della trattativa sarà sui vicesegretari. Schlein ha scelto i capigruppo, per cui la possibilità di una gestione unitaria -la tesi dei parlamentari ‘bonacciniani’- passa da un vicesegretario della minoranza. Magari Simona Bonafè. E da qualche delega di peso in segreteria tra Esteri e Enti locali. Per questo ruolo si fa il nome di Davide Baruffi, molto vicino al presidente dem Bonaccini. Ma per ora resta tutto nel campo delle ipotesi. E i malumori crescono.