Gender, la presidente di Arcilesbica d’accordo con Meloni: «Danneggia le donne». E subito la insultano
La presidente di Arcilesbica, Cristina Gramolini, si è detta «d’accordo con Giorgia Meloni sul fatto che dare la possibilità a un uomo di dichiararsi donna, al di là di qualsiasi percorso chirurgico, farmacologico e amministrativo, danneggi le donne». La presa di posizione ha scatenato reazioni furiose nel mondo Lgbt, dove in molti, sui social, si sono affrettati a darle della Terf, l’acronimo di trans-exclusionary radical feminist (femminista radicale che esclude le trans), appioppato a chiunque si permetta di fare affermazioni del genere e brandito, come avvenne anche per J. K. Rowling, contro le femministe che non si piegano ai diktat gender.
Cos’ha detto il premier su gender e donne
In un’intervista a Grazia, rilasciata in vista della Giornata internazionale delle donne, Meloni ha detto che «oggi si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo», ricordando che però «maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è un dato incontrovertibile». «Tutto questo andrà a discapito delle donne? Credo proprio di sì: oggi per essere donna si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza. Le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender», ha proseguito il premier, ricordando che «la pensano così anche molte femministe».
La presidente di Arcilesbica d’accordo con Meloni
Gramolini, nel suo intervento, ha chiarito di trovarsi d’accordo con Meloni non solo sui rischi per le donne connessi a questa tendenza, ma anche «con il fatto che non si può saltare il corpo sessuato, cioè non si è donna essendo di sesso maschile per la sola autodichiarazione, questo nuocerebbe alla realtà e alle donne , ad esempio negli sport femminili o nelle politiche di pari opportunità». Ciò detto, la presidente di Arcilesbica, ha però chiarito di pensare che «l’ideologia gender è giusta quando dice che si è uomini e donne nel tempo in modi diversi, che non è naturale la maschilità e la femminilità, mentre è naturale il corpo femminile e maschile. I ruoli sessuali sono storici, i corpi sono naturali».
L’infelice tweet di Alessandro Zan
Affermazioni che hanno fatto saltare sulla sedia molti commentatori social e che, in effetti, portano con sé due ammissioni inaccettabili per gli aedi del gender: la prima è che comporti un danno per le donne; la secondo, che si colloca a monte, che esista una ideologia gender. Non a caso, fra i primi a commentare le parole di Meloni c’è stato Alessandro Zan, firmatario dell’omonimo ddl affossato nella passata legislatura proprio per l’arroccamento sul gender. «Le donne sono vittime di Giorgia Meloni e delle sue politiche reazionarie, non di una fantomatica “ideologia gender”, fake che lei ha inventato», ha scritto su Twitter il deputato Pd, che nel partito sta trovando nuovo protagonismo in quanto membro del “cerchio magico” di Elly Schlein.
Le femministe che scelgono il gender e dimenticano le donne
Dello stesso tenore anche il commento di Luisa Rizzitelli della Rete femminista per i diritti. «L’ideologia del gender non esiste e i nostri giovani e le nostre giovani, molto più avanti della politica reazionaria di cui la destra è espressione, sanno che è una trovata propagandistica che ha come unico obiettivo distorcere gli studi di genere», ha detto, sostenendo che la teoria gender è «un’invenzione usata per terrorizzare chiunque voglia invece saggiamente portare educazione di genere nelle scuole e valorizzare tutto ciò che appartiene agli studi di genere». Anche molte femministe storiche, però, come ricordato dalla stessa Meloni, ritengono non solo che l’ideologia gender esista, ma che rappresenti oggi uno dei maggiori fattori di attacco ai diritti delle donne, proprio come la presidente di Arcilesbica.