
Gianni Minà, in rete i servizi meno noti: dal terremoto in Friuli all’intervista a Moana Pozzi (video)
«Pare ci sia stato un terremoto fortissimo nel Nordest. Non sappiamo ancora se in Friuli, in Veneto o in Jugoslavia. Chi se la sente di andare?»: Gianni Minà, morto ieri a Roma a 84 anni, raccontava nella sua autobiografia, “Storia di un boxeur latino”, il suo primo grande servizio al di fuori dello sport. Il terremoto del Friuli del 1976.
«Ero partito con una macchina Rai e con un sacchetto di gettoni per chiamare durante il tragitto. L’operatore era il solito Gualtiero Brescini. Avevamo già lavorato insieme a Kinshasa in occasione del match del secolo Ali-Foreman…Ogni cento chilometri ci fermavamo in un autogrill e chiamavamo con i gettoni gli studi di via Teulada. «Allora, ci hanno precisato che il sisma è avvenuto in Friuli, non in Jugoslavia», mi specificavano al telefono da Roma. «Tra tre ore sarete lì». E quel servizio fece la storia della televisione. Uno dei tanti.
Gianni Minà occupa anche un posto di primo piano tra i documentaristi. È stato infatti il primo italiano ad essere premiato a Berlino con il “Berlinale Kamera” un ambito riconoscimento che il Festival Internazionale del cinema di Berlino assegna dal 1986 a personaggi del mondo cinematografico per il loro impegno.
In Natural Born Killers di Oliver Stone in una scena: “Come si chiama quel giornalista italiano che intervistò Fidel Castro?”.
Il popolare giornalista televisivo è passato alla storia per le sue interviste, non solo al leader cubano Fidel Castro e a campioni dello sport come Maradona e Muhammad Ali, ma anche ad attori e ad artisti che hanno lasciato il segno nell’immaginario popolare.
Ma anche interviste meno menzionate, tuttavia ancora reperebili in rete, come quella a Moana Pozzi, in compagnia di Enrico Vaime e Simona Marchini.
Perché Minà, nonostante la sobrietà torinese, aveva una vena comica e ironica spiccata. Non a caso aveva anche un trascorso da autore di cabaret. Con Maurizio Costanzo aveva firmato nel 1968 i primi copioni del Puff di Lando Fiorini per il cantante romano e un esordiente Enrico Montesano.
Fabrizio De Andrè, all’inizio degli anni ’80, nel corso della trasmissione Blitz, appare quasi profetico: “Finiremo con l’involverci”, preconizza il cantautore genovese riferendosi alla musica leggera italiana.
Tra le tre interviste televisive celeberrima è quella con Massimo Troisi. L’attore napoletano sfoderò in quell’occasione una serie di battute e di gag, scrivendo una delle pagine più divertenti della tv italiana. «Il segreto di quell’intervista? Massimo – ha svelato Minà anni dopo – si mise d’accordo con una mia autrice a mia insaputa. Il giorno prima provammo un intervento che avrebbe dovuto recitare Massimo. In diretta, invece, Troisi non disse nulla di quello che avevamo preparato e s’inventò questa gag sull’agendina di Minà. Mi trovai completamente spiazzato. Troisi decise di farmi fare da spalla comica, a mia insaputa. E l’effetto fu formidabile».