Il “superbonus” presenta il conto: deficit all’8% nel 2022. Giusto lo stop del governo
Aveva ragione il governo: bonus e superbonus hanno innescato il boom del deficit pubblico, che ora presenta il conto, ben spalmato sugli ultimi tre anni. Il calcolo è ufficiale e trova la sua spiegazione nella revisione dei criteri di classificazione da parte di Eurostat e Istat. Ne consegue che i 120 miliardi di euro di crediti d’imposta derivanti dal superbonus edilizio del 110 per cento e dal bonus facciate (90 per cento) sono andati a far lievitare il deficit del triennio 2020-2022. Ieri così rispettivamente corretto (al rialzo) dal nostro Istituto di statistica: 9,7 per cento (era 9,5), 9 (invece di 7,2), 8 (anziché il programmato 5,6).
Giorgetti: «È stata tolta una droga»
«È stata tolta una droga ed è finita la grande illusione», ha commentato il ministro Giancarlo Giorgetti. Era soprattutto sua la “firma” dietro il blocco del superbonus che aveva scatenato la scomposta reazione delle opposizioni, M5S in testa. Oggi i numeri gli danno ragione. Colpa del meccanismo di cedibilità dei crediti d’imposta, che ha finito per far funzionare i relativi contratti come una moneta parallela. Un conto, infatti, era la detrazione pagabile di anno in anno, classificata infatti come minore entrata, altro sono i crediti d’imposta cedibili. Che l’Eurostat classifica ora come «pagabili» nell’anno di concessione, considerandoli come maggiore spesa.
Eurostat rivede i criteri di classificazione del superbonus
Proprio questa differente “interpretazione” ha convinto il governo Meloni a intimare l’alt a bonus e superbonus. Diversamente, infatti, lo Stato avrebbe rischiato di trovarsi con la cassa vuota. Ovviamente, si tratta ora di individuare le giuste soluzioni per assicurare la transizione meno traumatica possibile. Nel corso di un’audizione tenuta in Parlamento, ieri Confindustria ha suggerito l’introduzione di una norma-ponte in grado di salvaguardare le ristrutturazioni avviate prima dell’entrata in vigore del decreto-legge. La sua proposta chiede far salve le cessioni di credito per le quali «risulti presentata la Cila o la richiesta di permesso a costruire» entro «30 o 15 giorni dalla data di conversione del decreto».