Iran, bilancio tragico: dopo giorni di proteste durante la Festa del fuoco, sono 11 i morti e 3500 i feriti
Iran, sono scesi in piazza per protestare ancora contro il governo anche in occasione delle celebrazioni per la festività del Charshanbesuri Suri, che si tiene la notte tra l’ultimo martedì e mercoledì dell’anno iraniano, che termina il 20 marzo. Una mobilitazione indetta durante i festeggiamenti che hanno coinvolto varie città del Paese, da Teheran a Isfahan, fino a Rasht e Saqqez. E dopo una lunga maratona di contestazione e commemorazione durata giorni, il bilancio è, ancora una volta, tragico. Il bollettino conta almeno 11 morti e oltre 3.500 feriti.
Iran, il bilancio tragico dei festeggiamenti e delle proteste per la Festa del Fuoco
Un bilancio che ha ufficializzato Jafar Miadfar, capo dell’Organizzazione nazionale per le emergenze mediche, parlando, in un discorso alla tv di Stato, di incidenti avvenuti durante le celebrazioni. Un annuncio che ha diramato a suon di cifre la portata dello scontro tuttora in corso in Iran, tra attivisti, studenti, uomini e donne, contro le autorità locali. In queste ore, al dato della cronaca si è aggiunto anche il commento del capo della polizia che ha fatto sapere, anche prima degli eventi, di considerare l’evento celebrativo «pericoloso». Eppure oggi, a ridosso della notte di fuoco e di festa appena trascorsa, come rileva il Tgcom 24, «non sono state fornite informazioni su eventuali arresti».
Iran, le autorità annunciano: si parla di 11 morti e 3500 feriti
Numeri, cifre, resoconti che aggiungono fuoco al fuoco e che rendono chiaramente l’idea dell’entità delle proteste e della loro repressione. «Dal 20 febbraio, 26 persone sono morte in incidenti legati a Chaharshanbe Suri». Di cui almeno 11 durante la scorsa notte, ha dichiarato alla televisione di Stato il capo dei servizi di emergenza del Paese, Jafar Miadfar. Eppure, secondo la tradizione che affonda le radici nell’epoca pre-islamica, durante la festività del Charshanbesuri Suri, si salta sopra un fuoco per purificarsi. E per scacciare gli spiriti maligni gridando: «Ti do il mio colore giallo» – che in Iran simboleggia la malattia –. E «prendo il tuo colore rosso»: quello della vita…
Una ricorrenza ritenuta “pericolosa”: gli ammonimenti delle autorità
Già, eppure… Perché da vent’anni la festa è diventata un’occasione per sparare petardi e fuochi d’artificio nei luoghi pubblici. Nonostante gli ammonimenti delle autorità che non vedono di buon occhio questa festività, ritenuta “pagana” dalla stragrande maggioranza del clero sciita. Nonostante la denuncia dello scempio in corso in Iran abbia travalicato i confini geografici. E acclarato il superamento di un limite estremo. Uno sconfinamento di cui sembra spostarsi ogni volta, a ogni nuovo aggiornamento, la linea di demarcazione…