Iran, studentesse avvelenate: il governo arresta 100 “soggetti ostili”. Ma la mossa non dirime i sospetti
Iran, il mistero delle studentesse avvelenate sembra restare inviolabile ancora oggi, nonostante il ministero dell’Interno di Teheran abbia annunciato l’arresto di oltre 100 persone per gli attentati chimici avvenuti in tutto il Paese. Lo riferisce l’agenzia di stato Irna, facendo riferimento ad avvelenamenti di “studenti” senza specificarne il sesso. Gli arresti sono avvenuti nelle province di Tehran, Qom, Zanjan, Khuzestan, Hamedan, Fars, Gilan, Azerbaigian occidentale e orientale, Kordestan e Khorasan Razavi. Ma, nonostante i fermi, il regime continua a non chiarire i contorni oscuri della vicenda.
Iran, studentesse avvelenate: il governo annuncia 100 arresti
Dal fronte delle autorità iraniane, infatti, si apprende al momento solo che le forze di sicurezza iraniane hanno arrestato più di cento sospetti «coinvolti» nella sequenza di attacchi non letali con gas velenosi contro scuole femminili. Attacchi che, dal 30 novembre a oggi, hanno colpito almeno un migliaio di studentesse di almeno venti regioni dell’Iran, ma che si sospetta potrebbero essere anche molti di più. Anche perché, sulla intera vicenda, i media ufficiali iraniani tendono a minimizzare…
Ma i fermi non dirimono dubbi e sospetti
Secondo le prime indagini, riferisce dunque l’agenzia di stato Irna, un certo numero di persone ha diffuso nelle scuole «sostanze maleodoranti e innocue». E che, fra gli arrestati, vi sono individui che «hanno motivi ostili. Che cercano di creare paura e orrore fra la gente e gli studenti. Di far chiudere le scuole e creare pessimismo» verso l’establishment islamico. Aggiungendo che gli inquirenti cercano di stabilire se vi siano legami con non meglio specificati gruppi terroristici.
Studentesse avvelenate, l’incubo di un guerra ombra contro le donne iraniane
Non solo. Come noto oltretutto, mentre centinaia di famiglie vivono nell’angoscia di una guerra ombra scatenata contro le giovani donne iraniane, che sono le protagoniste e l’anima del movimento pro-democrazia, le indagini su questa intricata e inquietante vicenda sono partite in ritardo e sono andate avanti con quella che non solo i dissidenti del regime hanno definito una certa “inerzia” del governo sul caso delle allieve intossicate.
Polemiche e dubbi sui ritardi nelle indagini e l’inerzia del governo
Così, con i casi che hanno cominciato a replicarsi già da fine novembre. Nonostante le numerosissime segnalazioni di giovani che denunciavano svenimenti, nausea, senso di soffocamento e altri sintomi, dopo aver riferito di odori “sgradevoli” nei locali della scuola. Malgrado alcune di loro siano anche finite in ospedale. Solo dopo un lungo stallo investigativo e un tacito riserbo sulle indagini, oggi l’Iran ha annunciato l’arresto di oltre cento persone. Accusando i presunti autori, non identificati, di avere legami con gruppi “ostili”.
Iran, le teorie del governo sulle studentesse avvelenate
Poi, a un certo punto, quel silenzio ha cominciato a gridare. E come riferisce anche oggi il sito di Today, «molte studentesse hanno riferito di aver percepito odore di bruciato, pesce marcio o vernice. E poi di aver provato una sensazione di intorpidimento e paralisi temporanea». Impossibile mettere a tacere le voci, così le autorità sono passate al contrattacco. Al punto che, riferisce sempre il sito citato, «si era ipotizzato che fossero attacchi deliberati per impedire alle ragazze di avere un’istruzione».
La tesi di “vendetta del regime”
Una tesi sostenuta tra le righe anche dal vice ministro della Sanità Younes Panahi. «È diventato evidente che alcune persone vogliono che tutte le scuole, in particolare le scuole femminili, vengano chiuse», ha continuato a ripetere Panahi. Sostenendo poi in seguito che «le sue dichiarazioni fossero state male interpretate». Ma Sholeh Shahrzad, presidente dell’Associazione donne democratiche iraniane in Italia, non ha dubbi.
Iran, studentesse avvelenate: punite per la rivolta?
Per l’attivista i misteriosi attacchi non sarebbero altro che «la vendetta del regime terroristico degli ayatollah» per la partecipazione massiccia delle ragazze alla “rivolta” che ha seguito la morte di Mahsa Amini il 16 settembre scorso. «È da quasi quattro mesi – ha detto la Shahrzad all’Adnkronos – che le scuole femminili di tutto il Paese sono ripetutamente e sistematicamente vittime degli attacchi chimici del regime». Eppure, informazioni certe e prove sui responsabili al momento non ce ne sono. e lasciano la vicenda circondata da dubbi e sospetti…