La cucina italiana candidata all’Unesco. Sangiuliano: un bene immateriale che rappresenta cultura e identità
“È una decisione che valorizza quello che noi consideriamo un grande patrimonio nazionale, che riguarda moltissimi italiani. Non soltanto gli italiani che vivono in Italia, che sono 60 milioni, ma anche 70 milioni che vivono al di fuori del nostro Paese, e anche tutti gli stranieri che amano lo stile italiano e a quello si ispirano”. Così il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano commenta la notizia che il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, riunitosi oggi sotto la presidenza di Franco Bernabè, ha approvato come candidatura italiana da presentare all’esame del Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale “La Cucina italiana fra sostenibilità e diversità bioculturale“.
“Oggi è un giorno particolare perché è il 23/3 del ‘23 -dice Sangiuliano- Non l’abbiamo ricercata, ma è una data particolare ed è il primo giorno di un cammino che ci auguriamo ci porti a vincere”. L’esito è indicato in circa due anni, nel 2025. “Ci aspettano due anni in cui noi ci auguriamo che questa candidatura possa vedere una partecipazione collettiva di tutte le persone coinvolte nella filiera alimentare del nostro Paese -scandisce Sangiuliano- perché intorno al concetto della cucina italiana ci sono tanti valori e contenuti da collegare”.
“Noi riteniamo che in futuro bisognerà garantire cibo a tutti ma questo cibo dovrà restare ancorato all’elemento portante che è l’elemento di qualità -tiene a sottolineare il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, che proprio oggi ha annunciato di aver emanato quattro decreti sulle tanto discusse “farine di grillo”– Elemento che va trasmesso attraverso dei simboli, e sicuramente la tutela dell’Unesco lo è”. “Oggi diamo il calcio di inizio ad una partita che vede scendere in campo 140 milioni di italiani”, osserva infine il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi.
La cucina italiana viene definita, nel dossier di candidatura ufficiale alla lista Unesco dei patrimoni culturali immateriali, come un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali che, senza gerarchie, la identificano e la connotano. Questo mosaico di tradizioni riflette la diversità bioculturale del paese e si basa sul comune denominatore di concepire il momento della preparazione e del consumo del pasto come occasione di condivisione e di confronto.