L’ultimo delirio della Stampa contro Meloni-madre: dica che è figlia della Costituzione
Polemica avvilente. Così Giorgia Meloni in aula al Senato ha definito gli attacchi sguaiati ricevuti da sinistra per aver ricordato il suo essere madre (“mi danno dell’assassina, sono una mamma”) parlando del naufragio di Cutro. Strage di innocenti su cui il governo non poteva fare di più, date le condizioni. Ma per la Stampa diretta da Giannini la questione non è chiusa.
La Stampa attacca Meloni: usa l’essere madre come una medaglia
Anzi è materia su cui tuffarsi per non perdere l’allenamento. Oggi il quotidiano si cimenta in una lettera, “cara Giorgia”, firmata da Donatella Stasio per puntare nuovamente il ditino contro le licenze meloniane sulla maternità. Perché – a detta della giornalista per anni a capo della comunicazione della Corte costituzionale – il premier esibirebbe il titolo di madre come una medaglia. Bocciata. Al premier e leader di Fratelli d’Italia non è consentita nessuna distrazione materna. Non è lecito citare quel sentimento di pietas di madre, come sinonimo di accoglienza e dono di sé. Altre possono, ma se a farlo è un’avversaria del calibro del premier allora scatta il plotone d’esecuzione. Condito di livore ideologico e semantico su cui la Stampa non è seconda a nessuno.
Dov’è finito il sentimento materno sui figli delle coppie gay?
La Cancel culture si abbatte anche sul sentimento di madre. Troppo antico e ‘tradizionale’ ( meglio la triade rivisitata e corretta da Monica Cirinnà Dio, patria, famiglia che vita “demmerda”) o poco includente. Una minaccia implicita a donne non madri. Una dichiarazione di guerra al al fluidi? Non è chiaro. Infatti, a seguire il ragionamento di Stasio, il premier dovrebbe spiegarci dov’è finita la madre che è in lei nel dibattito politico parlamentare “sui figli delle coppie gay, sui figli delle madri detenute e su quelli dei migranti naufragati al largo di Cutro”. Domande retoriche che tradiscono un “sublime” esempio di disinformazione e pregiudizio ideologico. Una narrazione che strattona la realtà pur di demonizzare Giorgia “la cattiva”.
Lo stanco racconto della sinistra sui diritti dei minori e i naufragi
I figli di coppie omosessuali, infatti, con buona pace della ricostruzioni di insigne giornaliste, Concita De Gregorio docet, hanno esattamente gli stessi diritti degli altri. Che non derivano dall’iscrizione automatica ai registri da parte di entrambi i genitori gay. Ne basta uno e i minori hanno riconosciuti identici diritti all’istruzione, alla sanità etc. Ma il racconto della sinistra si spinge oltre accusando il governo di implicita colpevolezza per la bare bianche di Cutro. E giù lezioni di compassione materna (vedi Maria dinnanzi alla morte e passione di Gesù) che sarebbe estranea alla Meloni.
I giornaloni vogliono imporre al premier come deve definiris
Il premier dunque utilizzerebbe, con perfidia diabolica, la maternità per legittimare la propria azione (tirannica, passatista e becera, neanche a dirlo). Quindi si passa al derby sui sentimenti identitari. Quello materno – nella scala gerarchica redatta dalla Stampa – viene dietro quello costituzionale dell’antifascismo di cui, ça va san dire, Meloni fa difetto.
Invece che madre, dica che è figlia della Costituzione antifascista
Invece che sentirsi madre Meloni dovrebbe sentirsi figlia. Figlia della Costituzione antifascista. Come se definirsi madre escludesse altre identità e relazioni culturali. O addirittura nascondesse velate nostalgie per il Ventennio. Un vero e proprio delirio. La sinistra e i giornaloni di provata fede democratica pretendono perfino di dettare alla Meloni come debba definirsi e sentirsi. “Ci piacerebbe – conclude l’articolo – che la presidente del Consiglio, invece di continuare a ripetere ‘Sono una madre’, dicesse ‘Sono una figlia’ E dimostrasse che la Costituzione non è un abito da indossare nelle cerimonie ufficiali”. È proprio vero che gli esami non finiscono mai.