Meloni alla Cgil, FdI: “Una lezione di stile, fermezza e dialogo”. Calenda: “Ha avuto coraggio”
Una presenza pesante, una giornata epocale segnata da coraggio, aperture e barra ferma. La presenza di Giorgia Meloni al congresso della Cgil a Rimini ha spazzato il campo da equivoci, balletti e presunti tentennamenti. Il premier entra nell’arena non amica dalla porta principale. Sfidando le minoranze in assetto di contestazioni. E ne esce con un applauso della platea, seppure timido. Aspetta pazientemente che si esaurisca il coretto di Bella Ciao e prende la parola accompagnata da un sorridente e ossequioso Maurizio Landini. Dopo 27 anni, l’ultimo era stato Prodi nel 1996, un presidente del Consiglio partecipa alle assise del primo sindacato italiano.
Meloni alla Cgil: un segnale di superamento degli steccati
Un segnale “di superamento di vetusti steccati, nel segno di un confronto volto al bene e al futuro della nazione”, commenta il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti. “Le parole del premier dal palco di Rimini confermano la grande considerazione per il mondo del lavoro da parte del governo”. Un filo pragmatico e coerente – conclude Foti – accompagnato anche da una lezione di stile, che, alla fine, ha suggerito l’applauso anche a molti dei partecipanti.
FdI: una lezione di stile, di fermezza e di dialogo
Fabio Rampelli plaude al coraggio e alla ‘pazienza’ del premier. E si interroga sulle reazioni scomposte e ideologiche di una parte della platea. I brusii, le note di Bella Ciao, le t-shirt poco educate in stile Ferragni . “Fino a quando? Il premier ha chiaramente aperto a un tavolo costruttivo con il sindacato. Ora il boccino è nelle mani del segretario Landini. “Sarà capace – conclude il vicepresidente della Camera – di dialogare con il governo nel nome dell’interesse generale o prevarranno lo spirito di fazione e i pregiudizi della minoranza?”
Il governo chiede coesione tra imprese e lavoratori
Di “fatto epocale” parla il vicepresidente di FdI, Raffaele Speranzon. “Non a caso è il primo capo di governo di centrodestra ad aver accettato l’invito del più grande sindacato italiano. È stato un intervento dai contenuti alti, con un netto richiamo all’unità nazionale.I problemi si risolvono se la nazione cresce e per farlo serve la coesione di imprese e lavoratori”, conclude Speranzon.
Il premier ha tenuto il punto davanti a una platea che la ascolta
“Pragmatica, coraggiosa e sinceramente aperta al confronto. Così è Giorgia Meloni. E così è stata anche stamattina nell’affrontare la platea ‘non amica’ della Cgil”, commenta la neodeputata di FdI Sara Kelany. “Ha tenuto il punto su tutto: riforma del fisco, salario minimo, reddito di cittadinanza. Non ha esitato nel condannare l’attacco alla Cgil. La platea ha compreso, visto che alla fine è riuscita a strappare un applauso ‘nonostante tutto'”. Per Chiara Colosimo, “la sola presenza del presidente Meloni al congresso della Cgil rappresenta un’apertura al dialogo importante. Ma dubito che la Cgil possa farlo senza alzare steccati ideologici”.
Smontati i pregiudizi su riforma del fisco e reddito di cittadinanza
Una relazione straordinaria per Lorenzo Cesa. Davanti a una platea che ha saputo ascoltare. “Diversità di vedute con la Cgil – aggiunge il leader dell’Udc – ma, grazie ad una platea rispettosa, il tutto è avvenuto nell’alveo di un confronto leale e magari aspro, sale per una sana democrazia”. Si sfila dall’unanimismo imbarazzato delle opposizioni Carlo Calenda. “Meloni è stata coraggiosa ad andare e Landini è stato coraggioso ad invitarla. Pugni chiusi, uscite dalla sala e Bella ciao – da chi vuole levare il sostegno agli ucraini che resistono davvero – sono solo folcloristiche pagliacciate di contorno”.