Minori, il Senato boccia il certificato di filiazione Ue. Scurria: “Lede i principi di sussidiarietà”
Stop al certificato europeo di filiazione. Da Palazzo Madama arriva il no alla proposta di Bruxelles. La commissione Politiche europee del Senato ha approvato la proposta di risoluzione di Fratelli d’Italia che boccia il certificato europeo di filiazione. Il documento al centro della proposta di regolamento Ue al vaglio del Senato che consentirebbe il riconoscimento dei diritti dei figli all’interno della Ue, indipendentemente da chi li ha concepiti, se nati da genitori omosessuali o se adottati.
Senato, bocciato il certificato europeo di filiazione
Nella risoluzione votata in commissione si legge che “si ritiene di esprimere un parere motivato ai sensi dell’articolo 6 del protocollo n. 2 allegato ai Trattati europei. Poiché alcune disposizioni contenute nella proposta, e in particolare l’obbligo di riconoscimento di una decisione giudiziaria o di un atto pubblico, emessi da un altro Stato membro, che attestano la filiazione, e l’obbligo di riconoscimento del certificato europeo di filiazione, non rispettano i principi di sussidiarietà e di proporzionalità”. Insomma la proposta europea “non rispetta i principi di sussidiarietà e di proporzionalità. Nella misura in cui consente di invocare il motivo dell’ordine pubblico solo caso per caso. E in quanto non prevede di poterlo invocare per negare il riconoscimento del certificato europeo di filiazione”.
Scurria: “Passa la proposta di FdI. Il certificato lede i principi di sussidiarietà”
Soddisfazione è stata espressa da Marco Scurria, senatore di Fratelli d’Italia e segretario della commissione Politiche europee. “”In Commissione Politiche Europee del Senato passa il voto sulla proposta di risoluzione di Fratelli d’Italia che boccia il certificato europeo di filiazione. La proposta dell’Unione europea – spiega il senatore – per assicurare il riconoscimento dei diritti dei minori in tutto il territorio comunitario, indipendentemente dal concepimento”. “È inammissibile – prosegue Scurria – che il certificato potesse diventare automaticamente valido e quindi accettato anche in Italia. Ciò sarebbe andato a ledere i principi di sussidiarietà e proporzionalità. La risoluzione contro il certificato europeo è inoltre necessaria, affinché non venga bypassato, pur nella dovuta tutela dei diritti fondamentali dei figli e dei minori in genere, il divieto di maternità surrogata vigente in Italia”.