Omicidio Scagni, il rischio del processo “mediatico” e le accuse a medici e poliziotti dell’ex legale di Cucchi
Ci sono cose che devono sembrare vere ad ogni costo anche se la verità potrebbe essere altra. Questa massima triste di propaganda che il nefasto Goebbels prese a prestito dal PCUS potrebbe essere indirizzata a un processo delicato e importante che inizierà a breve a Genova. Imputato sarà Alberto Scagni (nella foto), che nel maggio dello scorso anno uccise a martellate la sorella Alice. Che sia lui l’assassino non c’è alcun dubbio. I dubbi, invece, sono altri e riguardano la sua presunta seminfermità mentale, secondo la perizia del Gip, e ancora di più l’incriminazione piovuta addosso a due agenti di polizia e a una psichiatra del servizio pubblico che avrebbero, secondo quanto denunciato dai familiari di Alice ed Alberto, evitato di intervenire dinanzi alle minacce del giovane rivolte prima ai genitori e poi alla sventurata sorella.
Il rischio forte è che si sovrapponga una sorta di processo mediatico che contempli la verità goebbelsiana prescindere dai fatti e dalle evidenze.
Uno dei protagonisti dell’indagine è l’avvocato Fabio Anselmo che patrocina la parte civile che è uguale sia per assassino che assassinata. Anselmo, compagno nella vita di Ilaria Cucchi, è anche il difensore della famiglia di Denis Bergamini, il giovane calciatore del Cosenza morto ufficialmente per suicidio il 1989: sul fatto è in corso a Cosenza un processo contro l’ex fidanzata del giocatore.
L’avvocato Anselmo ha iniziato il suo intervento parlando di omicidio di Stato. Agenti e psichiatra avrebbero dovuto intervenire, questa la sua tesi, e se lo avessero fatto probabilmente Alice sarebbe ancora viva.
Ma in questo quadro complessivo nessuno dice un’altra verità: Alberto Scagni non è pazzo. Lo stesso perito del giudice gli ha riscontrato un disturbo di personalità borderline e antisociale. Il perito della procura sostiene che non abbia nemmeno quello. Nessuno ha evidenziato in luì sintomi psicotici. È certo che era un vagabondo che chiedeva sempre soldi alla famiglia e che nutriva rancore verso la sorella, più fortunata di luì.
Il disturbo antisociale è incurabile, forse perché nemmeno esiste. Potevano essere curati Al Capone, Totò Riina o Francis Turatello? Se sì è delinquenti o criminali, a meno di passaggi da Damasco che rappresentano un’eccezione , si rimane tali. E così si profila una bella intimidazione indiretta per tanti medici, trasformati in improbabili sceriffi.
La questione di fondo è che i genitori di Alice sono anche quelli di Alberto, doppiamente provati da una incredibile tragedia. Per cui , insistono sulla colpevolezza di poliziotti e medico, convinti che tutto potesse essere evitato.
Scagni dal carcere scrive lettere in cui sì dice convinto che se la caverà con una decina di anni di pena.
È lucido, non ha mai delirato, al netto dell’odio verso genitori e sorella che potrebbe anche essere una tragica, banalità del male.
La strategia della difesa (come è accaduto per il caso Bergamini) è fortemente mediatica. E in un Paese in cui la prova spesso è stata derubricata a piccolo particolare tutto ciò potrebbe fare la differenza.
Sarà un processo non breve e, nel frattempo, bisognerà vedere cosa succederà agli indagati per morte conseguente a un altro reato.
Che corrono il forte rischio di una condanna preventiva che andrebbe scongiurata. Per ribadire ancora che Goebbels aveva torto.