“Oscena passerella”. “Rivolta dei peluche”: vergognoso commento di Nadia Terranova su Cutro
“Oscena passerella”. Commento lunare, violento e inaccettabile della scrittrice Nadia Terranova sulla Stampa, oggi in edicola. “La protesta dei peluches” titola la sua analisi, enfatizzando una contestazione – prevista e preparata da Cobas, Usb e antagonisti, alla fine quattro gatti – che non ha attecchito. Dalle cronache – non solo quella della scrittrice- scompaiono gli applausi che pure ha avuto il premier Meloni. Come dimostrano le immagini, al passaggio dell’auto della presidenza del Consiglio c’è stato anche un lancio di qualche peluche, che certo non può reggere la titolazione enfatica del commento. Scomoda Shakespeare la scrittrice. “Nell’Enrico IV, Shakespeare dice che noi viviamo per camminare sulla testa dei re. Per alcune persone, ieri marciare sul potere ha significato tirare peluche ed è l’unica parte da cui è possibile stare”.
Cutro, l’elucubrazione di Nadia Terranova sulla “Stampa”
Nadia Terranova – ma è anche l’impostazione di altri quotidiani, come Repubblica– contribuisce a dare una visione semplicistica e colpevolista al tema immigrazione a cui la sinistra (dov’era la scrittrice?) non ha saputo dare risposte in dieci anni. Il governo di centrodestra lo sta affrontando e ha deciso di compiere un gesto molto forte allestendo un Cdm nel luogo della strage di Cutro. Fornendo soluzioni. Alla sinistra non interessano i contenuti, così si lancia in spericolate e surreali argomentazioni. Criminalizzando chi apprezza le misure che l’esecutivo ieri pure ha illustrato nei dettagli. La pietas verso i bimbi e i loro simboli serve a poco se usata come una clava contro colpevoli che sono solo nella sua fantasia. I colpevoli del naufragio sono i trafficanti di esseri umani. Ma nella sceneggiatura dell’editorialista c’è solo il potere ( il centrodestra) che con cinismo avrebbe profanato i bimbi e i loro simboli.
Bare e peluche usati come proiettili contro il governo
“Non è ridondante posizionarsi, perché di fronte alla stessa sfilata di auto c’era chi era andato ad applaudire. E se non si fosse levato un dissenso sarebbero rimasti solo loro: gli acclamatori di un omicidio. I simboli non potranno dire tutto, ma sanno urlare quando sono costretti a occupare un posto vuoto. Soprattutto il posto dei bambini…”. Chi apprezza le misure del governo – e sono in molti – in automatico diventa un acclamatore di un omicidio. Un’elucubrazione che prende le mosse dai coloni greci per approdare al “succo” del discorso: che il governo è inumano e “scappa”, per dirla con il coretto della sinistra, da Schlein a Serracchiani .
Terranova giudica “acclamatori di un omicidio” che non la pensa come lei
“Un peluche lanciato sul vetro oscurato di un’auto di potere segue di un giorno i fiori e le mimose lasciati sulla spiaggia di un mare incolpevole trasformato con colpa in un cimitero”. La retorica sui morti e sulla tragedia dei bimbi rimasti vittime del naufragio usata come una pallottola. Contro un governo che ha fatto tutto quel che poteva. E lo ha spiegato bene. Niente da fare. “Su quella stessa costa, a trenta minuti da Cutro, una colonna testimonia la presenza del tempio di Hera Lacinia; eretto in epoca ellenica in nome della dea dei bambini e delle nascite per offrire riparo ai naviganti. Dopo che quella promessa di riparo è stata tradita, dopo che la dea dei bambini è stata oltraggiata con la loro morte, oggi c’è chi urla rabbia”.
Cutro “beffata con un’oscena passerella”
Poi prosegue con un altra citazione: “Riparare i viventi è il titolo di un libro di Maylis de Kerangal di qualche anno fa: «seppellire i morti, riparare i viventi» è la strada per essere vivi – essere vivi nonostante chi muore. Oggi però, prima di riparare i viventi, siamo costretti a riparare anche i morti; prima ancora di seppellirli o addirittura nell’impossibilità di farlo. In un luogo sacro che è stato offeso e violato, e perfino beffato con una oscena passerella”. Orribile chiusura. E non sarà con le citazioni che i bambini troveranno pace. Bisogna fare in modo di non vedere più tragedie simili. C’è chi prova a farlo e chi invece giudica dal tribunale dei “buoni”, senza proporre nulla.