Paolo Crepet: “L’utero in affitto mi fa venire i brividi. Non contano solo i genitori, ma anche i bambini”

21 Mar 2023 9:48 - di Marta Lima

«La genitorialità non è un diritto dei soli genitori, ma deve corrispondere anche ai diritti dei nascituri. Vale per tutti, eterosessuali e omosessuali. Adottare è una cosa bella, ma complicata. È un tema che implica una scelta». Sull’utero in affitto e la maternità surrogata la posizione del professor Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e scrittore, è categorica e pur non avendo alcuna ispirazione politica non si muove lungo quella linea del “liberismo” etico che cavalca in queste settimane la sinistra italiana. In una lunga intervista a “Libero”, Crepet entra nel merito delle ipotesi: «La pratica dell’utero in affitto, quest’idea che si possa scegliere una mamma, mi fa venire i brividi. Una mamma non si sceglie. E lo dico pur essendo del tutto estraneo a qualsiasi neofascismo culturale. Posso capire il desiderio umano di maternità, ma è un tema complesso. Ho dei dubbi anche su quelle mamme che vogliono mettere al mondo un figlio a 50 anni. Per 49 anni fanno quello che vogliono, poi sul viale del tramonto hanno questa voglia di un figlio che si laureerà quando loro saranno in RSA. Io sono un liberal, ma questo non vuol dire ‘no limits’. Se due donne o due uomini si amano, che si amino. Se vogliono andare a trovare la compagna o il compagno in ospedale, devono poterlo fare. Se vogliono lasciare a lei o a lui l’eredità, devono poterlo fare. Ma poi ad un certo punto bisogna fermarsi. Anche perché poi in un momento della vita arriva una questione identitaria».

Utero in affitto, Paolo Crepet contro i “genitori a tutti i costi”

Secondo lo psichiatra italiano, il problema della genitorialità non si può affrontare a colpi di slogan e Crepet si dice preoccupato «che il bambino adottato, o la bambina, si chiede: chi è mio padre? Chi è mia madre? Da dove vengo? Questo può avvenire sulla spinta di cause diverse o in contesti diversi, ma è una questione che esiste ed è molto complicata. Noi, tra psicoterapeuti e neuropsichiatri infantili, ci siamo occupati di molti casi del genere. E parlo in generale, perché ciò avviene anche in casi di adozioni da parte di coppie formate da uomo e una donna». E i bambini di coppie omogenitoriali? «Bisogna vedere caso per caso. Partiamo dal fatto concreto: “Visto che papà e papà non possono avere figli, come sono arrivato qua?”. Possono esserci situazioni varie: caso A: la mamma era la fidanzatina del padre prima che scoprisse di essere omosessuale e poi se n’è andata. Questo è facilmente risolvibile. Caso B: se la mamma è una signora che ha messo a disposizione la sua gravidanza per contratto, non si può sapere chi sia, che fa, dove abita; questo non ha nulla di buono nei confronti dei diritti di un bambino», conclude Crepet.

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