Repubblica “scongela” La Malfa contro Meloni: “In cinque mesi del fascismo non ha parlato”. Ma perché avrebbe dovuto?

27 Mar 2023 12:58 - di Vittoria Belmonte
La Malfa

Repubblica insiste nella polemica sulle Fosse Ardeatine e lo fa con un’intervista in cui ripesca addirittura Giorgio La Malfa, ex segretario del Pri, 84 anni, che accusa Giorgia Meloni non di fascismo ma di “almirantismo”. Insomma siamo alle solite. A quella polemica contro il governo che scaturisce da un’opposizione che Giuliano Ferrara ha definito oggi sul Foglio “bruttina”.  Più che bruttina, inutile.

Dunque La Malfa, “scongelato” per l’occasione, parla in quanto erede degli azionisti e dice di rintracciare in Giorgia Meloni una pericolosa continuità con Giorgio Almirante. “Rintraccio – afferma – una continuità culturale con Giorgio Almirante, che era stato capo di gabinetto nella Repubblica di Salò. Il segretario del Movimento Sociale aveva l’abitudine di nascondere le responsabilità della propria parte politica dietro la comune nozione di patria e di italianità: i repubblichini avevano combattuto per la patria, quindi erano meritevoli di rispetto e degni di legittimazione politica. Ma è un grave errore storico. Un conto è la pietà, che si rivolge a tutti i caduti. Altro conto è la parificazione delle opposte parti in lotta. L’Italia democratica fu costruita sui caduti della nostra parte. La libertà di cui oggi godono gli italiani è il frutto del sacrificio degli antifascisti”. A onor del vero, Almirante non parlò mai di parificazione tra vincitori e vinti ma di “pacificazione” per chiudere la stagione della guerra civile tra italiani. Ma sono sottigliezze che a Repubblica sfuggono…

Ora, La Malfa dimentica forse che questo passaggio si trovava già nelle tesi di Fiuggi, che risalgono al 1995. Parliamo di quasi trent’anni fa. Eppure Repubblica batte sempre sullo stesso tasto, stonato. E con la sola attenuante che almeno La Malfa è più colto di un qualunque Fratoianni e non fa le figure barbine di un Bonelli e neanche lontanamente si ricollega all’antifascismo da Twitter di una Serracchiani o di una Boldrini. Ma la zuppa resta sempre quella, anche se meglio argomentata.

Dice La Malfa: “Nei primi cinque mesi di governo non ha detto nulla sul fascismo. Dice: amo la democrazia. Ma agli italiani chi l’ha tolta? E chi gliel’ha restituita? Forse non fa i conti con il regime fascista perché sente che la maggioranza degli italiani non glielo chiede”. Bene: finalmente un punto viene centrato. La maggioranza degli italiani non lo chiede a lei e a nessun altro. Chiede di guardare avanti. Meloni è stata eletta non per parlare di fascismo ma per governare e per farlo bene. Questo è l’auspicio, questa la prova che deve affrontare. Tutto il resto sono chiacchiere risentite. E si sono già rivelate un boomerang per la sinistra.

 

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