Ridicoli allarmismi social: “La Polizia va a casa delle famiglie Lgbt”. E c’è pure chi ci crede
La narrazione di un’Italia in piena regressione sui temi dei diritti delle coppie omosessuali gioca brutti scherzi anche alla stessa comunità Lgbt. Lo dimostra il caso dello scivolone in cui è incorsa Cristiana Alicata, “manager, scrittrice, attivista per i diritti civili”, come lei stessa si descrive nella bio del blog che tiene sull’Huffington post. Su Twitter Alicata ha raccontato di aver saputo da una sua “amica d’infanzia”, mentre erano insieme a pranzo, “che la Polizia sta andando nelle case delle famiglie omogenitoriali che erano registrate al Comune di Milano per comunicare al genitore non biologico che da quel momento non è più genitore di suo figlio“. “Ma quanto fate schifo?”, è stata la chiosa. Ma la notizia è così incredibile che a smentirla sono arrivati altri attivisti Lgbt, in alcuni casi letteralmente pregandola di non diffondere fake news.
Tra chi ci crede e chi avverte: “Hai scritto una fake news”
Il primo commento che si trova sotto il cinguettio è di Giovanna Melandri, che replica semplicemente con le emoji arrabbiatissime. Subito dopo, però, interviene Simone Alliva, giornalista dell’Espresso e autore del libro Fuori i nomi! Intervista con la storia italiana Lgbt che segnala alla Alicata: “Hai scritto una fake news”. Alliva rilancia anche un post di Michele Albiani, anche lui attivista Lgbt nonché consigliere comunale Pd a Milano, che a sua volta smentisce l’allarme. “No, la Polizia non sta facendo il giro delle famiglie omogenitoriali di Milano per annunciare che da quel momento il genitore non biologico non è più genitore di suo figlio”. “Porca miseria, per favore non gettiamo le persone nel panico”, si legge ancora nel post.
“Tante persone nel panico” per la notizia della polizia a casa delle famiglie arcobaleno
Albiani poi si rivolge direttamente ad Alicata. “Cristiana questa notizia è falsa e sta gettando nel panico tante persone. Ti prego cancellala”, scrive il consigliere dem, mentre Alliva spiega che “i vigili hanno notificato i ricorsi. È normale dato che la Procura ha impugnato le trascrizioni. Non facciamo confusione tra le notifiche giudiziarie che effettua la polizia locale e quelle che effettua il postino. Evitiamo allarmismi inutili. La situazione è già grave così”. Incredulità e prese in giro sono poi il tratto principale degli altri commenti, dove pure comunque si registra qualcuno che ci casca.
“Ma quanto fate schifo?” non è poi una domanda così sbagliata…
Alcune ore e molte reazioni dopo il suo post, Alicata ha deciso di fornire “alcuni chiarimenti”: “Le coppie delle quali è stata impugnata la trascrizione sono 4 e la notizia che avessero ricevuto la notifica dalla polizia locale (come è normale che sia per legge)”. E ancora: “Ho scritto una cosa inesatta. La polizia notifica l’impugnazione della trascrizione. Chi lo ha vissuto lo ha vissuto in modo emotivo e così me lo ha trasmesso. Chiedo scusa per l’inesattezza e la rabbia. Io onestamente non so come avrei reagito”. Insomma, lei stessa, che pure non è priva di strumenti culturali e intellettuali, è caduta vittima delle conseguenze della propaganda di una sinistra senza scrupoli e senza limiti, il cui unico scopo è criminalizzare il governo, accusandolo di ogni nefandezza: dall’aver intenzionalmente evitato di salvare i migranti al voler togliere diritti ai bambini delle coppie Lgbt, fino alla crudele mortificazione dei genitori intenzionale. Un giochino del quale, come si è visto, a fare le spese sono spesso e prima di tutto quelle famiglie arcobaleno di cui si ha la pretesa di difendere i diritti. Dunque, giusta la domanda posta da Alicata nel suo incauto post: “Ma quanto fare schifo?”. Peccato che fosse sbagliato il destinatario.