Strage di Erba, condannato Azouz Marzouk per aver diffamato i familiari della moglie: dovrà risarcire 35mila euro

8 Mar 2023 20:01 - di Antonio Marras

Azouz Marzouk, l’uomo che nella strage di Erba ha perso il figlio Youssef e la moglie Raffaella Castagna, è stato condannato dal giudice monocratico di Como Veronica Dal Pozzo per diffamazione a 2 anni e 6 mesi e dovrà risarcire con 70mila euro (35mila euro ciascuno), Giuseppe e Pietro Castagna, fratelli di una delle vittime della furia di Olindo Romano e Rosa Bazzi. La condanna riguarda un articolo pubblicato il 15 febbraio 2019 sul sito ‘il24.it‘ in cui l’uomo intervistato sosteneva che “chi ha ucciso voleva l’eredità di mia moglie”. Parole rilasciate nonostante la condanna all’ergastolo passata in giudicato per la strage dell’11 dicembre 2006. Quel giorno nella corte di via Diaz a Erba morirono, sotto i colpi di spranga e coltello, anche Paola Galli, madre di Raffaella, e la vicina di casa Valeria Cherubini.

Strage di Erba, i fratelli Castagna avevano querelato Azouz

Il giudice ha accolto la tesi sostenuta dai legali dei fratelli Castagna, gli avvocati Massimo Campa e Daniela Spandri, i quali nella denuncia sottolineano l’unica lettura possibile per quelle dichiarazioni rese online: “non vi è dubbio che il dito venga puntato – in maniera molto chiara – contro la famiglia Castagna, e quindi Pietro e Giuseppe Castagna, fratelli, figli e zii delle vittime del brutale omicidio. Non vi è dubbio che l’accusa del più grave dei delitti sia idonea a determinare il delitto di diffamazione”.

Nell’articolo che è costata la condanna al tunisino, titolato “Strage di Erba, intervista ad Azouz Marzouk”, dialogando con il giornalista Pietro Di Marco – per il quale il reato è stato estinto per avvenuto risarcimento – Azouz chiedeva di “indagare sulla famiglia Castagna” perché “mio figlio Youssef conosceva l’assassino”. E ancora: “lo ha ucciso qualcuno vicino a mia moglie. Basta leggersi le carte per capire che fosse qualcuno che voleva l’eredità di mia moglie”. Dichiarazioni in contrasto con le sentenze passate in giudicato e che hanno condannato all’ergastolo i vicini di casa Rosa Bazzi e Olindo Romano per omicidio volontario plurimo.

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