Travaglio difende il diritto di caricatura (di Schlein e gli altri) e cita l’irriverenza di Forattini
Anche Marco Travaglio, o meglio il suo giornale Il Fatto, sono chiamati in causa per la nuova tendenza che la sinistra tenta di imporre: di Elly Schlein si può dire solo bene. E guai a farle la caricatura, ci mancherebbe. Invece è quello che è successo. E la caricatura di Francesco Federighi non è piaciuta per il naso troppo pronunciato. Anche Enrico Mentana si è indignato e il giornalista Stefano Cappellini, uno dei più affiatati e calorosi fan della nuova segretaria dem, ha lanciato l’allarme postando su Twitter la vignetta che ritraeva Schlein con questo commento: “La caricatura di Schlein apparsa oggi su un quotidiano italiano. La didascalia tiene a informarci che Schlein «è figlia di Melvin Schlein, americano, ebreo ashkenazita». Probabilmente inteso come aggravante rispetto ai sefarditi”. L’accusa di antisemitismo è dietro l’angolo. E infatti arriva puntuale.
Oggi nell’editoriale sul Fatto Travaglio difende il diritto alla caricatura. “Mi chiamano – scrive – per replicare a una polemica di quel circoletto di onanisti chiamato Twitter sulla caricatura di Elly Schlein firmata dal nostro Francesco Federighi. Naturalmente non replico un bel nulla: sarebbe come spiegare una battuta o una barzelletta a chi non l’ha capita. “Mai discutere con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza” (Arthur Bloch)”.
“Federighi – aggiunge – ha lavorato per varie testate, fra cui l’Espresso, caricaturando uomini, donne e Lgbtq di destra, centro e sinistra: il naso lungo di Conte, le orecchie a sventola della Raggi e del Papa, le occhiaie della Meloni, i dentoni di Renzi…”. E cita Giorgio Forattini che “è nella storia grazie a Fanfani nano, Andreotti gobbo, Spadolini diversamente virile, Fassino scheletrico. Nessuno si scandalizzò né stupì”.
Forattini, effettivamente, ha bersagliato le sue “vittime” trasformando gli esponenti politici di primo piano nelle figure di una grande sceneggiata nazionale: Andreotti il multiforme, Craxi come il Duce con gli stivaloni e la camicia nera, D’Alema in divisa militare da Hitler comunista, Berlinguer in poltrona in vestaglia da camera mentre fuori gli operai scioperano, De Mita con la coppola, Veltroni un bruco, Buttiglione un gorilla, Bossi come Alberto da Giussano, Prodi un curato di campagna, e così via. Solo D’Alema lo querelò pe runa vignetta sul caso Mitrokin (querela poi ritirata).
Erano altri tempi. Oggi l’occhiuta censura che alla sinistra piace esercitare (non amano neanche che si riprendano col cellulare i borseggi, protestano se si documentano gli stupri) non risparmia niente e nessuno. Soprattutto se si osa scalfire la nuvola di incenso con cui stanno sacralizzando Elly Schlein.