Trump, slitta l’udienza del Gran Giurì. E ora i Dem temono che l’assalto giudiziario diventi un boomerang

22 Mar 2023 16:36 - di Paolo Lami
DONALD_TRUMP

C’è grande incertezza su quale sarà, davvero, la mossa del procuratore distrettuale di Manhattan, il Gran giurì Alvin Bragg che indaga sul denaro versato da Donald Trump alla pornostar Stormy Daniels130.000 dollari – con un accordo extragiudiziale il quale prevedeva il silenzio della donna sulla relazione che i due hanno avuto in passato.

Trump e i suoi avvocati si stanno preparando a diversi scenari che cambiano con il passare delle ore, probabilmente perché c’è chi si sta rendendo conto che l’ennesimo attacco giudiziario all’ex-presidente repubblicano rischia di diventare un boomerang per chi sta ispirando questa strategia. E non ci vuole grande fantasia per intravedere dietro a tutto questo i Dem Usa – anche in Italia conosciamo bene questi metodi di una sinistra incapace di misurarsi sul piano democratico e dei contenuti – che vorrebbero azzoppare il tycoon per impedirgli di correre per la Casa Bianca nella prossima tornata elettorale.

Trump, al quale non manca un certo fiutaccio nel marketing politico, già si frega le mani per questo ennesimo assist inaspettato. E prepara lo show.

Voglio andare in Tribunale in manette, avrebbe detto Trump ai suoi aggiungendo che non vuole alcun trattamento speciale se verrà incriminato dal procuratore Manhattan per il caso Stormy Daniels.

Secondo il Guardian, l’ex-presidente vuole un vero e proprio show, vuole sfruttare al massimo, per fomentare la sua base elettorale, l’occasione di mostrarsi come vittima di una persecuzione politica. Addirittura anche a rischio di affrontare pericoli personali.

Ai consiglieri ed al team legale che avanzano preoccupazioni per la sua sicurezza, durante il weekend, Trump ha più volte affermato di non aver paura che qualcuno possa sparargli. Anzi in questo caso diventerebbe “un martire”. E, avrebbe aggiunto, probabilmente vincerebbe di nuovo la Casa Bianca nel 2024.

Da giorni, sostiene il Guardian, Trump insiste che vuole arrivare al tribunale newyorkese con le manette ai polsi. Per poi entrare e farsi prendere le impronte digitali e scattare le foto segnaletiche.

Uno scenario quasi hollywoodiano reso ancor più drammatico dal contesto: da giorni il Tribunale, l’edificio dove ha sede il District Attorney di New York, è in assetto da guerra, da quando l’ex-presidente ha esortato via social media i suoi a protestare contro il suo arresto. Che, secondo i calcoli sarebbe dovuto avvenire ieri ma poi l’udienza è scivolata ad oggi ed è, quindi, slittata, a data da destinarsi.

Secondo il New York Times la riunione che era stata convocata per oggi è stata annullata. Anche Insider riporta la notizia, affermando che appare improbabile che la riunione si svolga in settimana, cosa che farebbe slittare la possibile incriminazione alla prossima settimana.

Trump, spiegano ancora fonti vicine al tycoon, non vuole mostrarsi debole, o addirittura un perdente, un “loser” – che è una delle offese che lui ama rivolgere agli avversari – ai suoi sostenitori, appellandosi al suo status di ex-presidente per ottenere un trattamento di favore, come un video collegamento all’udienza, oppure l’arrivo da un ingresso dal retro del Tribunale.

Queste erano appunto le proposte avanzate dal suo team legale. Che, citando anche le preoccupazioni degli agenti del Secret Service che continuano a proteggere l’ex-presidente, ha cercato di convincere Trump a consegnarsi in modo riservato, senza il clamore e l’enorme attesa che lui invece ha provocato con il suo post di sabato scorso.

Oggi l’ex-presidente ha postato su Truth Social l’articolo di Fox News che titola: “secondo fonti vi è la vera possibilità che il procuratore possa scegliere di non incriminare Trump mentre continuano a circolare voci”.

Sabato scorso, l’ex-presidente aveva esortato i suoi sostenitori a protestare perché “fughe di notizie illegali” indicavano che sarebbe stato arrestato ieri, cosa che poi non è avvenuta.

E mentre gli occhi di tutti sono puntati sul Tribunale di Manhattan, l’ufficio del procuratore speciale Jack Smith, che guida l’altra indagine sulle carte segrete che sarebbero state portate via da Trump dalla Casa Bianca, ha presentato ad un giudice federale prove del fatto che l’ex-presidente avrebbe ingannato deliberatamente i suoi stessi avvocati sul materiale classificato che aveva trattenuto una volta finito il mandato da presidente.

Lo rivela Abc News citando fonti informate sulle carte processuali e scrivendo che l’ufficio del procuratore Smith ha presentato queste prove secondo le quali “l’ex-presidente ha commesso violazioni criminali” per chiedere che non venga sospeso il segreto professionale invocato dagli avvocati di Trump. Così il giudice ha ordinato ad Evan Corcoran, uno degli avvocati del tycoon, di presentarsi di fronte al grand jury per testimoniare.

Inoltre, all’avvocato è anche stato ordinato di consegnare una serie di documenti, tra i quali appunti, fatture e trascrizioni di audio, descritti come parte del presunto ‘schema criminale’ Trump.

Ma l’assalto a Trump rischia di rivoltarsi proprio contro chi l’ha ideato, cioè i Dem Usa.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *