Utero in affitto, Fassina striglia Pd e M5s e cita Gramsci contro “la vendita delle ovaie di fanciulle povere”

18 Mar 2023 12:26 - di Viola Longo
utero in affitto

Mentre l’area della sinistra che si appresta a scendere in piazza a Milano con le associazioni Lgbt si arrampica sugli specchi per eludere il tema dell’utero in affitto, un promemoria arriva da Stefano Fassina, ex viceministro e parlamentare Pd di lungo corso, ultimamente vicino al M5s. La sinistra deve impegnarsi per far diventare l’utero in affitto «reato universale», ha scritto sui suoi social, postando a corredo un articolo di Antonio Gramsci che già nel 1918 affrontava il tema della «vendita delle ovaie di fanciulle povere a ricche signore».

Fassina striglia Pd e M5s: «L’utero in affitto deve essere reato universale»

Per Fassina, che ha invitato M5S e Pd a «una riflessione» sul tema, una sinistra che sia davvero «coerente con le sue radici umaniste si impegna per approvare il certificato di filiazione europeo», ma anche «per far diventare reato universale l’affitto di una madre e la vendita del suo “prodotto”». Ma se sul primo punto l’impegno si registra, sul secondo non si può dire altrettanto. Fassina non entra nel merito di come le due cose si possano tenere insieme, visto che il primo impegno finisce nei fatti per negare il secondo, ma per lo meno non teme di esporsi con decisione contro la Gpa, prendendo anche a prestito le durissime parole di Gramsci.

L’invettiva di Gramsci contro «la vendita delle ovaie di fanciulle povere a ricche signore»

«Il dottor Voronof ha già annunziato la possibilità dell’innesto delle ovaie. Una nuova strada commerciale aperta all’attività esploratrice dell’iniziativa individuale. Le povere fanciulle potranno farsi facilmente una dote. A che serve loro l’organo della maternità?», si chiedeva Gramsci in un articolo del giugno 1918. «Lo cederanno alla ricca signora infeconda che desidera prole per l’eredità dei sudati risparmi maritali. Le povere fanciulle guadagneranno quattrini e si libereranno di un pericolo. […] Venderanno la possibilità di diventar madri: daranno fecondità alle vecchie gualcite, alle guaste signore che troppo si sono divertite e vogliono ricuperare il numero perduto», scriveva ancora Gramsci nei primi decenni del secolo scorso, aggiungendo considerazioni che, se non fosse lui, certo gli varrebbero l’inserimento nelle liste di proscrizione redatte dagli stessi profeti di sinistra della cancel culture.

Una riflessione a margine sulla cancel culture

L’articolo di Gramsci, infatti, proseguiva così: «I figli nati dopo un innesto? Strani mostri biologici, creature di una nuova razza, merce anch’essi, prodotto genuino dell’azienda dei surrogati umani, necessari per tramandare la stirpe dei pizzicagnoli arricchiti. […] Il quattrino deturpa, abbrutisce tutto ciò che cade sotto la sua legge implacabilmente feroce. La vita, tutta la vita, non solo l’attività meccanica degli arti, ma la stessa sorgente fisiologica dell’attività, si distacca dall’anima, e diventa merce da baratto; è il destino di Mida, dalle mani fatate, simbolo – concludeva Gramsci – del capitalismo moderno». È di tutta evidenza che le espressioni usate da Gramsci all’indirizzo dei quei bambini oggi risultano inaccettabili per chiunque, ma resta il senso profondo del messaggio che certamente vale l’invito alla riflessione rivolto da Fassina alla sinistra. Che con l’occasione, si diceva, potrebbe riflettere anche sulle pulsioni a decontestualizzare e cancellare ciò che oggi suona fuori tono. Ma questo è un altro tema ancora.

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