1 Maggio, Mattarella: “Il lavoro è un diritto e un dovere: è il motore di coesione e crescita”
Il lavoro è “il motore della crescita e della coesione sociale della Repubblica”, è per i cittadini “un diritto, ma anche un dovere”. A sottolinearlo è stato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, celebrando la festa del lavoro “con necessario anticipo” nel distretto meccatronico di Reggio Emilia. Di fronte ai lavoratori del polo e alle altre autorità presenti, il Capo dello Stato ha tenuto un discorso costruito sui richiami alla Costituzione. Non solo sull’articolo 1, che vuole la Repubblica, “fondata sul lavoro”, ma anche sugli altri che ammoniscono sull’inclusione, la dignità, la tutela di ciascun lavoratore e ci ricordano che ogni cittadino deve concorrere, “secondo le proprie possibilità e la propria scelta”, al “progresso materiale o spirituale della società”.
Mattarella ricorda “l’eccellenza della nostra industria”
“Il lavoro riguarda le persone”, ha ricordato Mattarella, sottolineando che “è ciò che mette ogni cittadino nella condizione di scegliere il proprio posto nella vita della comunità”. “Un nuovo mondo del lavoro si affaccia e si affianca a quello esistente e dobbiamo saper inverare i principi costituzionali nei nuovi modelli produttivi con eguale saldezza”, ha quindi avvertito il Capo dello Stato, portando il distretto meccatronico di Reggio Emilia come esempio di “eccellenza della nostra industria”, che ha saputo affrontare le nuove sfide “senza complessi di inferiorità”. “Una grande capacità di innovazione – ha aggiunto – resa possibile dalla passione degli imprenditori, dal contributo dei lavoratori alla vita e agli obiettivi di impresa, al rapporto con il mondo della ricerca”.
Il ruolo delle imprese per cogliere “l’ineguagliabile opportunità del Pnrr”
È “anche alla forza della nostra industria”, ha proseguito il presidente della Repubblica, se siamo “usciti a testa alta dalla pandemia”. Ugualmente “il nostro sistema delle imprese”, che dovrà metterne a terra i progetti, ora viene interpellato dal Pnrr, una “ineguagliabile opportunità per ridurre e colmare ritardi strutturali, sostenere strategie di crescita e favorire, con l’innovazione, più diffuse opportunità”.
Il richiamo alla Costituzione per la tutela delle donne, delle madri lavoratrici e dei minori
Mattarella poi ha avvertito sul fatto che “il lavoro è parametro che permette di misurare l’effettivo livello di parità, sul terreno della occupazione e dei salari, tra donne e uomini”, richiamando l’articolo 37 della Costituzione, che introduce una esplicita tutela della madre lavoratrice, nonché dei minori. Trova piena applicazione? È stata la domanda posta dal presidente, che ha ricordato che “un recente rapporto ha messo in evidenza come il lavoro minorile sfruttato sia ancora una piaga presente”. “Lo sfruttamento ai danni dei minori costituisce un grave furto di futuro, sottraendo questi ragazzi alla scuola e spingendoli verso la marginalità. È un tema che riguarda anche la condizione di molti lavoratori immigrati”, ha aggiunto.
“Rendere effettivo il diritto al lavoro per tutti è una missione che riguarda l’intera società”
“Ma, come noto, il richiamo ai valori fondanti della nostra società è ben più impegnativo. La Repubblica è fondata sul lavoro. Abbiamo adempiuto appieno a questo precetto? Abbiamo saputo, nei 75 anni di Costituzione repubblicana, promuovere le condizioni per rendere effettivo per tutti il diritto al lavoro? È una missione che non appartiene solo ad alcuni ma riguarda l’intera società”, ha ammonito il Capo dello Stato, avvertendo che “l’unità del Paese significa unità sostanziale sul piano delle opportunità di lavoro”.
L’accento sul fatto che “il lavoro è anche un dovere”
“Il lavoro è indice di dignità perché è strettamente collegato al progetto di vita di ogni persona”, ha detto ancora Mattarella, ricordando però, con l’articolo 4 della Costituzione, che “il lavoro è anche un dovere”. Non bisogna “arrendersi all’idea del lavoro povero”, è invece “necessario affermare con forza il carattere del lavoro come primo, elementare, modo costruttivo di redistribuzione del reddito prodotto. Il Primo Maggio è la festa della dignità del lavoro”.
L’ammonimento di Mattarella sugli infortuni: “Costi umani inaccettabili”
“Altro aspetto da porre in primo piano è quello degli infortuni sul lavoro, che distruggono vite, gettano nella disperazione famiglie, provocano danni irreversibili, con costi umani inaccettabili”, ha proseguito il presidente della Repubblica. “Persistono frammentazione e precarietà, condizioni di lavoro insicure, divari salariali, costo della vita in aumento, in funzione anche delle tensioni internazionali in atto. Stagnazione salariale e sicurezza sul lavoro, nonostante i passi compiuti, sono temi in perenne discussione”. E, dunque, “a quale lavoro pensiamo? Le imprese cercano personale qualificato e formato”. “La precarietà come sistema stride con le finalità di crescita e di sviluppo”.
La valorizzazione delle competenze come antidoto all’inattività
Valorizzare le competenze è, per il Capo dello Stato, anche l’antidoto alla inattività, che in Italia raggiunge cifre preoccupanti, ancor più se paragonate agli standard europei. “Una risposta adeguata può venire soltanto da un concreto impegno di mobilitazione collettiva che sappia valorizzare il grande patrimonio di competenze presente nel nostro Paese. Ampliare la base del lavoro, e la sua qualità, deve essere assillo costante a ogni livello, a partire dalle istituzioni”, è stato l’avvertimento di Mattarella, che ha anche voluto ricordare la centralità delle imprese, di qualsiasi dimensione, in questo processo per la creazione di nuovo lavoro, per la quale servono “innovazione”, “coraggio” e “creatività”.
Gli auguri di Mattarella “a chi il lavoro ce l’ha, a chi lo crea e lo difende, a chi lo cerca”
Dunque, ha tirato le somme Mattarella, il Primo maggio “sollecita a rendere concreta l’affermazione che la Repubblica è fondata sul lavoro, traguardo a cui tendere costantemente”. “Buona festa del lavoro a chi il lavoro ce l’ha. A chi lo crea e a chi lo difende. Ai Cavalieri e ai Maestri del lavoro. A quanti non hanno lavoro e lo cercano. Ai giovani che si vanno formando. Alle donne, nella realizzazione professionale. Ai diversamente abili che, nel lavoro, affermano la loro dignità di persone. A quanti hanno concluso la loro esperienza lavorativa, partecipando al progresso dell’Italia”, ha concluso il presidente del lavoro, rivolgendo un augurio anche al concertone e congedandosi con una formula di rito: “Viva il lavoro. Viva il Primo maggio. Viva la Costituzione”.