25 Aprile, la “festa” è già iniziata. Rifondazione comunista a Violante: «Hai sdoganato i fascisti»
Coglie nel segno Luca Ricolfi quando su Libero sottolinea il «clima avvelenato» in vista dell’imminente ricorrenza del 25 Aprile. Leggere, per credere, il velenoso tweet postato dal leader (ogni giorno ne spunta uno) dei rifondaroli comunisti Maurizio Acerbo all’indirizzo di Luciano Violante. Eccolo: «Quando farai autocritica per aver sdoganato i fascisti? Il problema del Pd non è che ci sono gli ex dc o gli ex pci, ma che da 30 anni siete tutti neoliberisti e guarrafondai. Papa Francesco è 1000 volte più a sinistra del Pd». Ma che cosa aveva detto di tanto grave l’ex-presidente della Camera, oggi presidente della Fondazione Leonardo, da scatenare la scomposta reazione del compagno Acerbo?
Maurizio Acerbo attacca Violante
Nulla, in verità. Ospite di Agorà, trasmissione di Raitre, Violante si era limitato a constatare il disagio dei cattolici all’interno del Pd. Un tema già toccato in precedenza dallo stesso Violante per ricordare ad Elly Schlein che non si può sventolare la bandiera dei diritti senza innalzare anche quella dei «doveri». Oggi ha rincarato la dose: «Il Pd ha dentro di sé i cattolici democratici. Se non ci fossero non sarebbe più il Pd. Quella cultura è essenziale per una politica riformatrice nel nostro Paese». Ma questo non spiega l’accenno del comunista Acerbo sul presunto «sdoganamento dei fascisti». Lo spiega invece molto bene un’altra dichiarazione di Violante sul 25 Aprile rilasciata sempre ad Agorà. «Mi aspetto che ci sia da parte di chi sta a sinistra un atteggiamento che rivendica giustamente ma non proprietario. Dall’altra parte auspico che ci sia un riconoscimento del valore di quella data».
Il discorso del ’96 sui «ragazzi e le ragazze di Salò»
Parole improntate ad imprimere una direzione pacificatrice alla ricorrenza della Liberazione, ma che il leader dei rifondaroli ha interpretato come il sequel del discorso d’insediamento alla presidenza della Camera, quando Violante – correva l’anno 1996 – esortò a riflettere «sui motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e della libertà». A conferma, l’ennesima, che il lungo tunnel del dopoguerra tanta parte della sinistra ha preferito arredarlo piuttosto che uscirne.