25 Aprile, la sinistra vuole il giro di vite sulle celebrazioni: «Esiste solo la storia antifascista»
Che poi dalla vulgata ufficiale alla Verità di Stato è davvero un attimo. Leggere, per credere, alcuni passi della mozione sulle celebrazioni del 25 Aprile presentata al Senato dai capigruppo dell’opposizione. «Adottare le iniziative necessarie – c’è scritto – affinché le commemorazioni delle date fondative della nostra Storia antifascista si svolgano nel rispetto della verità storica condivisa e possano – solo così – essere terreno fertile per il mantenimento e la costruzione di un’identità collettiva e del senso di appartenenza a una comunità». Il riferimento, oltre al 25 Aprile, è al 1° Maggio, festa del Lavoro, e al 2 Giugno, data di nascita della Repubblica.
Mozione di Pd, M5S, Avs e Terzo polo
Ragion per cui, scrivono ancora Boccia (Pd), Floridia (M5S), Paita (Terzo polo) Unterberger (Autonomie) e De Cristofaro (Avs), «è necessario che le Istituzioni in primis si adoperino per la trasmissione della conoscenza della Storia, frutto del rigore della ricostruzione storica unitaria e condivisa». Bella prosa, eh? George Orwell ne avrebbe tratto spunto per il suo “1984” e anche mullah e ayatollah non disdegnerebbero di prenderne in prestito qualche brano. E si capisce: non capita tutti i giorni di imbattersi in un Paese europeo, il cui Parlamento appone il bollino di qualità a una non meglio precisata «storia antifascista», con tanti saluti all’autonomia della ricerca, alla libertà di espressione e, quindi, alla democrazia.
Storia antifascista da Costituzione antifascista
Tutti principi validi solo estero su estero. In Italia, invece, tocca a Boccia, Floridia e compagni a decidere quel che è vero e quel che è falso e quindi, in definitiva, a distinguere – per mozione parlamentare – il bene dal male. Ma lorsignori hanno già pronta la solita pezza a colori: la Costituzione è antifascista. E tanto basta e avanza a spacciare la Verità di Stato nelle feste comandate, proprio come è in uso sotto i regimi. A conferma di quanta ragione avesse Ennio Flaiano nel dire che «il fascismo si divide in due parti: il fascismo propriamente detto e l’antifascismo».