Alain de Benoist per la prima volta al Salone del Libro. Nell’autobiografia indica i nuovi nemici della civiltà
Mentre apprendiamo che il Salone del Libro di Torino di quest’anno (18-22 maggio) ospiterà per la prima volta Alain de Benoist arriva in libreria la traduzione italiana dell’autobiografia del pensatore francese: Memoria viva. Un cammino intellettuale (Bietti, Milano, pp. 450, euro 25,00). Introdotta da Stenio Solinas e con una postfazione di Gennaro Malgieri, due tra gli intellettuali italiani che possono vantare una ultraquarantennale amicizia con lo scrittore e animatore culturale transalpino, il libro si snoda come un dialogo di quasi quattrocento dense pagine con François Bousquet. Un percorso che, come annota Solinas, «non finisce di sorprendere: c’è sì la filosofia, ma c’è anche la vita, ci sono i film e ci sono i quadri, i romanzi e le poesie, la natura e gli stupori, gli incanti infantili e le passioni, le timidezze e gli orgogli». La sua appare, sottolinea dal canto suo Malgieri, la costruzione di una visione d’insieme con ciò che ha tratto da giacimenti spesso dimenticati facendolo imporre come l’«antesignano della diversità contro il “pensiero unico”, espressione che lui stesso coniò da giovane, poi resa famosa da altri che nulla avevano a che fare con lui».
Alain de Benoist si è occupato di filosofia e storia delle idee
Nato nel segno del Sagittario (l’11 dicembre 1943), quasi ottantenne, Alain de Benoist racconta tutto sé stesso: la sua famiglia e i suoi nonni, i suoi genitori, la sua infanzia, la sua precoce e vorace attitudine enciclopedica alla lettura e al collezionismo, la sua militanza politica giovanile nelle file delle organizzazioni studentesche di destra, i suoi studi, il giornalismo, la scoperta della metapolitica, la creazione del Grece (Gruppo di ricerche e studi per la civiltà europea), la Nouvelle Droite, le riviste (Nouvelle École, Éléments, Krisis, la collaborazione al Figaro Magazine), l’interlocuzione con pensatori e scrittori tra i maggiori del Novecento… Alain De Benoist vanta oggi una bibliografia di oltre cento libri a sua firma, per non parlare dei suoi saggi e articoli, tradotti anche questi in tutto il mondo. Studioso di filosofia e storia delle idee, si è occupato di regionalismo, ecologismo, comunitarismo, geo-politica e populismo, valorizzando numerosi pensatori eretici. La sua è una vera e propria molteplicità di interessi ben racchiusa in questa “autobiografia intellettuale” fatta di idee e libri, viaggi e incontri con i giganti della cultura contemporanea. Una autobiografia, inoltre, davvero ben scritta, con una grande attenzione allo stile personale.
Una delle figure più incisive del pensiero francese
Oggi, insieme a Alain Finkielkraut, Michel Onfray e Michel Houellebecq, de Benoist è unanimemente considerato una delle figure più incisive del pensiero francese non allineato al politicamente corretto. «Il mio sguardo sulle cose – afferma – è sempre stato essenzialmente filosofico, ma ciò non fa di me un filosofo, termine oggi inflazionato, come molti altri. Nemmeno un professore di filosofia, nemmeno qualcuno che ha scritto solo libri di filosofia lo è. Un filosofo è un pensatore che ha prodotto una vera e propria filosofia personale. Non ce ne sono stati molti nella storia. Intellettuale, invece, lo sono sicuramente…». A suo dire l’espressione “intellettuale impegnato” rende bene ciò che egli è, a patto però di non dare a “impegnato” il senso di “partigiano”, che letteralmente sta per “uomo di parte”. Lo spiega bene Malgieri: «Alain de Benoist rappresenta un intellettuale assolutamente atipico. Per gli innumerevoli interessi che coltiva, per le passioni che suscita, per l’enciclopedica cultura che lo nutre, per l’intensità della sua vita di uomo di pensiero e di interventista come pochi nelle faccende che tengono il mondo in allarme».
Alain de Benoist: oggi la minaccia viene dall’ideologia gender e dalla polizia del pensiero
Fondamentalmente indifferente alle etichette, de Benoist non si esime però dal sottolineare la minaccia rappresentata oggi da fenomeni come la “polizia del pensiero”, la “cancel culture” e il “pensiero unico”, espressioni privilegiate dell’approccio progressista: «Da mezzo secolo – annota – la sinistra non ha mai smesso di dare prova di settarismo. L’ha fatto tanto più nella misura in cui aveva i mezzi per renderlo efficace. Ma, oggi, al settarismo si aggiunge l’ipocrisia. Ai giorni nostri, Tartufo si dichiarerebbe sostenitore dei diritti dell’uomo e della “lotta contro tutte le discriminazioni (eccezion fatta, beninteso, per le discriminazioni di classe)». In questa direzione, de Benoist non può non dichiararsi «del tutto ostile all’ideologia (di origine americana) del gender, secondo cui le differenze di sesso contano poco e l’uguaglianza tra i sessi sarà realizzata davvero solo quando queste differenze verranno eliminate». Un’ideologia, aggiunge, che appartiene all’attuale tendenza all’indistinzione, alla “medesimezza”, con la sola conseguenza «di rendere sempre più difficili i rapporti tra i sessi».