Beatrice Venezi contestata in Francia asfalta gli antifà: la sinistra non ha il monopolio della cultura
Ci risiamo. Domenica di Pasqua un manipolo di odiatori, stavolta d’oltralpe, si è scagliato contro il direttore d’orchestra Beatrice Venezi alla guida dell’orchestra dell’opera di Limoges per rappresentare la Sonnambula di Bellini. Poco prima della seconda rappresentazione di domenica, dopo quella del 7 aprile, quando sono circa le tre del pomeriggio, un gruppetto di animosi estremisti di sinistra si è radunato davanti all’opera per segnalare “il pericolo” in arrivo: “Troppo vicina alla destra e a Giorgia Meloni”. Così, con buona pace delle silenti femministe e di boldriniane e cirinniane furenti, uno dei pochi direttori d’orchestra donna a livello internazionale si è ritrovata nel centro del mirino degli immancabili antifà. Gente in servizio effettivo e permanente a tutte le latitudini.
Beatrice Venezi, il delirio degli attivisti di sinistra dilaga fino in Francia
Persone che hanno accolto il Maestro al grido di deliranti accuse su una presunta appartenenza a “estreme destre” inesistenti. E al suono di Bandiera rossa e Bella ciao, gli indefessi attivisti si sono scagliati contro l’artista. Assediando il teatro sostenendo di voler difendere la democrazia messa in pericolo, evidentemente, dal talento della Venezi… Quasi una contestazione annunciata visto che, come riferisce il sito di Primato Nazionale, contro le posizioni politiche della Venezi si era espresso anche l’ex consigliere comunale di Limoges: Cyril Cognéras. Un «sindacalista, attivista occitano e dichiarato “antifascista”. Tra i primi a lanciare “l’appello” su Twitter». La sua colpa? Ricoprire l’incarico tecnico di consigliere per la musica di un ministro del governo Meloni.
A Limoges un manipolo di odiatori contro il direttore d’orchestra: «È troppo vicina alla destra»
E, soprattutto, quella che Marcello Veneziani – in un articolo in difesa della Venezi su La Verità dell’11 aprile scorso – ha definito «una dichiarazione ardita che non ha carattere politico» ma di principio»: credere in Dio, patria e famiglia. Un convincimento radicato che per la Venezi ha un significato prima di tutto etico. E che il direttore ha ampiamente spiegato – e che Veneziani ripropone nella sua denuncia in difesa – nei termini di «valori alla base di tutte le società che hanno un indirizzo conservatore… Non vedo niente di fascista nel dire che amo la mia patria, che amo visceralmente l’Italia e che mi piacerebbe che fosse riconosciuta nel mondo per il grande valore che ha e non soltanto per fenomeni negativi (…)».
Stride silenzio-assenso della sinistra istituzionale
Aggiungendo anche: «Non mi vergogno di dire che la famiglia – indipendentemente dal tipo di famiglia – è la base di qualsiasi società. E poi Dio: io sono credente, per me è un valore, se poi questo non è condiviso… Tra l’altro il cattolicesimo è una delle religioni più accoglienti da questo punto di vista, prende in considerazione tante posizioni diverse ed è dialogante nei confronti di culture e posizioni diverse. Questi per me sono valori, non sono slogan». Eppure, ancora una volta delucidazioni e risposte cadono nel vuoto per “l’antifascisteria militante”, e con lo stridente silenzio-assenso della sinistra istituzionale”.
La contestazione francese contro Beatrice Venezi al suono di “Bandiera rossa” e “Bella ciao”
Così, ancora una volta, Beatrice Venezi è costretta a spiegare e a spiegarsi. E parlando della sua ultima disavventura con Il Giornale, rivelando di essere rimasta sorpresa per «la vemenza della rivendicazione». A maggior ragione perché non era lì in veste di consigliere del ministro, «ma come direttore d’orchestra all’interno di un’istituzione che ha come scopo quello di diffondere l’arte. E, di conseguenza, anche la libertà d’espressione», ha spiegato l’artista. Eppure, per la Venezi si è trattato di «un attacco limitatissimo ma esclusivamente ideologico». Anche se, chi sbraitava e si sbracciava urlando nella speranza di convincere gli spettatori a disertare lo spettacolo si è dovuto arrendere. Perché come racconta il direttore stilando un bilancio della serata musicale: «Ci sono stati grandi applausi a prova del fatto che chi è entrato a teatro voleva soltanto ascoltare bella musica».
Il direttore d’orchestra rivendica: basta col «falso assioma che solo la sinistra può occuparsi di cultura»
Esattamente come si dovrà arrendere chi pensa di indurre la Venezi a tacere come la pensa e a nascondere le sue idee. Perché, come ha ribadito ancora una volta la consigliera per la musica del ministro Sangiuliano, lei non ha alcuna intensione di arrendersi nella battaglia contro i pregiudizi sventolati da sinistra contro artisti e intellettuali di segno opposto. Dichiarandosi sempre e dimostrando in vari modi di voler combattere «il falso assioma secondo cui solo la sinistra può occuparsi di cultura».