“Calenda pazzo”: un articolo fa infuriare il leader di Azione. Renzi prova a ricucire ma non rinuncia alla Leopolda
Terzo Polo in frantumi e tra Calenda e Renzi volano gli stracci. Secondo quanto riporta la Stampa Renzi si sarebbe sfogato con i suoi utilizzando termini non proprio idilliaci sul leader di Azione: “Calenda è pazzo, ha sbagliato il dosaggio delle pilloline”, avrebbe detto. Il cuore del problema si chiama Leopolda: Calenda avrebbe intimato ai renziani di non farla.
L’articolo odierno della Stampa non ha certo contribuito a rasserenare il clima. Calenda posta l’articolo su Twitter e commenta: “Matteo Renzi queste volgarità nascondono un nervosismo esagerato. Semplicemente hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo ‘stai sereno’ non ha funzionato. Fine”. Dove quel “fine” è variamente interpretabile e sembra davvero essere la parola definitiva su un’avventura che ha dato solo frutti indigesti al momento.
Si mette in moto allora l’ufficio stampa di Italia Viva che “smentisce le frasi che il quotidiano ‘La Stampa’ attribuisce a Matteo Renzi riferendole a imprecisati suoi amici. Le dichiarazioni rilasciate dal senatore Renzi sono quelle contenute nella Enews”. “Carlo, nessuno ha mai pronunciato quelle frasi. Qui c’è il testo pronto: vuoi firmare o preferisci di no? Nessuna fregatura, guarda il documento”, si legge poi in un tweet di Iv, accompagnato dalla pubblicazione del documento elaborato in vista della nascita del Terzo polo.
“In queste ore – scrive a sua volta Renzi su Twitter – ci sono polemiche inspiegabili dentro il Terzo Polo. Ne sono molto dispiaciuto anche perché non vedo un motivo politico per la rottura. Eviterei di inseguire le polemiche e i retroscena. Andrei al sodo. Ieri Azione ha presentato un documento, a noi va bene con piccole modifiche assolutamente accettabili. Le abbiamo pubblicate: i vecchi partiti si sciolgono con l’elezione del Segretario nazionale del partito unico. Se Calenda ci sta, noi firmiamo. Se Calenda ha cambiato idea, lo rispettiamo e ne prendiamo atto. Quanto alla Leopolda: chi conosce quell’esperienza sa che è un momento bello di confronto politico tra generazioni e storie diverse. È un momento in cui tante persone si avvicinano alla politica. Dire che non può essere più fatta la Leopolda non ha senso. La facciamo con migliaia di volontari dal 2010, non vedo perché dovremmo smettere di farla oggi in un momento in cui la politica va difesa dai populismi e dai sovranismi. Il mio è un appello finale: basta polemiche, rimettiamoci al lavoro tutti insieme. Noi ci siamo, consapevoli della responsabilità verso tanta gente che ci chiede di tornare a sognare, non di volare rasoterra.