Che pena: Travaglio schiera le donne del “Fatto” in difesa della vignetta sessista contro la Meloni

22 Apr 2023 11:17 - di Luca Maurelli

La sensazione, a giudicare dalle pagine dedicate alla questione delle vignette volgari dal “Fatto Quotidiano“, è che Marco Travaglio abbia compreso di averla fatta molto fuori dal vaso, sulle scarpe e sul pantalone almeno fino al ginocchio, ma non essendo il tipo da “mea culpa“, preferisce toccare il fondo invece che tornare indietro. Oggi il giornale da lui diretto è uno “speciale Natangelo”, in difesa del sopraffino vignettista che aveva cercato di far ridere e riflettere i suoi lettori disegnando la sorella di Giorgia Meloni, Arianna, a letto con un uomo di colore, con la raffinatezza e il garbo con cui da tempo si occupa dei nemici politici del suo giornale.

Paginate in difesa della libertà di satira, quelle riservate oggi da Travaglio ai suoi lettori, che nella rubrica delle lettere, ma per puro caso, eh, gli danno tutti ragione, mai che ce ne fosse uno in dissenso, mai. Oggi Travaglio schiera contro le sorelle Meloni e il diritto a fare vignette brutali, razziste e sessiste, i soliti “ignoti”, da Gad Lerner, che ormai viene letto solo sul “Fatto” oltre che da parenti e amici strettissimi, e il professor Tomaso, con una emme altrimenti è fascismo, Montanari, che sulle stesse colonne si esibisce ripetendo i suoi deliri in genere riservati alla trasmissione della Gruber. Ma ciò che più sorprende, e che un po’ rigetta, è che Travaglio schieri anche una sua giornalista, donna e a quanto pare anche femminista, altrimenti a sinistra non puoi essere donna, Daniela Ranieri, che elabora un ragionamento che manco nelle caserme di un film di Montagnani. Tipo, che se uno si offende perché viene ritratto a letto con un uomo di colore, a dispetto del marito, e che se anche non ha nulla a che fare con la politica, è perché è razzista lei nei confronti dei neri, perché chissà che immagina. Vabbè.

Leggiamo insieme, a recitiamo il mantra “esticazzi”, per non dargli troppo peso, l‘incipit di Gad Lerner: “Talmente sessista era la vignetta di Natangelo che tutti i giornali si sono affrettati a pubblicarla… Gli stessi che da mesi sviolinavano Arianna Meloni attribuendole il ruolo di principale, autorevole consigliera della sorella, hanno registrato ineffabili il suo ridimensionamento a povera donna indifesa, estranea alla politica. Così, grazie al can can sollevato a bella posta da Palazzo Chigi, la contemporanea esibizione d’ignoranza del marito Lollobrigida (“ho parlato di sostituzione etnica senza sapere chi usa quel termine abitualmente”), quella se la sono bevuta tutti….”. La teoria è: non è volgare e sessista che pubblica, ma chi ripubblica per denunciare la volgarità e il sessismo. Qui il bicchiere di Lerner è mezzo pieno, a occhio, anzi stracolmo.

Ma veniamo a Tomaso-unaemme-Montanari. “La felice perfidia di Natangelo ha messo alla berlina uno dei filoni più freudiani della propaganda fascista contro l’uomo nero: quello che lo vuole seduttore-violentatore delle donne bianche… Molto più delle differenze politiche contano le solidarietà di casta, i blocchi di potere: un unico familismo amorale che stringe in un vincolo di intoccabilità tutti coloro che siedono al grande tavolo della spartizione. La satira del Fatto li fa impazzire, perché dimostra che c’è ancora qualcuno che non solo a quel tavolo non vuole sedersi: ma che è anche capace di prenderli per il culo. E meno male….”. Che dire? Zì, buana, risponderebbero i razzisti impazziti, amorali, familisti che denuncia Montanari mentre sghignazza delle vignette di Natangelo, beato lui.

Poi c’è Travaglio, che fa lo scoop: “Natangelo in 6×5,5 cm di vignetta ha svelato lo stato comatoso del governo, della maggioranza, della cosiddetta opposizione di centro e presunta sinistra, ma soprattutto della fu informazione. Giorgia Meloni scambia la sorella per il bersaglio della vignetta e per una piccola fiammiferaia senza rilievo pubblico…”. Ah, quindi nella vignetta il bersaglio era Lollobrigida ma per una metafora grafica sottilissima, per menti raffinatissime, è comparsa la moglie. Che spasso, che genialità.

Infine, Daniela Ranieri, una donna, dalla quale – come dalla distratta Boldrini e dalla impegnatissima Schlein – ti aspetteresti una parolina in difesa del gentil sesso maltrattato dai maschietti e metaforizzato sotto forma di oggetto del desiderio di uomini di colore. Ed invece no, s’è divertita pure lei con Natangelo. “A tutti sfugge il senso: l’ossessione dei fascisti per l’uomo nero che insidia le “nostre donne”: mentre il fascista lotta contro la sostituzione dell’italica progenie con quella africana, viene sostituito con un nero dalla moglie, chiunque ella sia. Ma questi non sanno cos’è la satira, cioè sono degli ignoranti totali, o ci marciano? Meloni ci marcia: la vignetta è oro per lei in una giornata in cui sotto torchio sarebbe dovuto finire il cognato; i renziani non fanno testo; quelli del Pd un po’ non ci arrivano, un po’ difendono la casta e il comune senso del pudore (una donna bianca a letto con un nero!), invece di scagliarsi contro il partito razzista al governo…”. Complimenti.  La colpa, dunque, è di chi si indigna per l’uomo nero, non per la vignetta: a colori invertiti, non sarebbe accaduto nulla. Sull’approdo tra tutto questo e l’Ungheria di Orban, che fa la giornalista, sorvoliamo. Anzi, è già tanto che non abbia infilato nel ragionamento il 25 Aprile, il Primo maggio e la difesa del superbonus di Renzi.

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