Cospito interrompe lo show e si rimette a tavola: voglio tornare a mangiare anche pasta, pesce e carne
L’anarchico Alfredo Cospito interrompe, dopo 181 giorni, la sceneggiata del finto “sciopero della fame” (parziale), iniziato esattamente il 20 ottobre due giorni prima dell’insediamento del governo Meloni, per protestare contro il regime carcerario del 41 bis firmato dall’ex-ministro della Giustizia, Marta Cartabia. E scrive alla direzione del carcere di Opera, dove si trova detenuto , di voler tornare a mangiare come tutti gli altri. Reclama, in definitiva, anche pasta, pesce e carne a cui aveva rinunciato per cercare, così, di ricattare lo Stato. Che non ha ceduto.
Cospito ha terminato il digiuno compilando un modello prestampato che, in genere, si usa per rilasciare dichiarazioni. E ha messo nero su bianco la sua volontà di riprendere subito ad alimentarsi.
La decisione, comunicata stamane all’istituto carcerario, è stata, poi, trasmessa al Tribunale di Sorveglianza di Milano. Che avrebbe dovuto prendere la decisione di alimentare forzosamente Cospito nel caso in cui l’anarchico fosse collassato per il digiuno che si è autoimposto.
Ricoverato nel “Reparto detenuti” dell’Ospedale San Paolo, proprio a causa delle sue condizioni di salute precarie, non ha fornito alcun tipo di motivazioni rispetto alla decisione di sospendere dopo sei mesi lo sciopero della fame.
La scelta potrebbe essere connessa alla decisione della Consulta che, sebbene non legata al 41 bis, ha dato ragione alla difesa dell’anarchico sulla questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d’assise d’appello di Torino chiamata a decidere del processo sull’attentato del 2006 alla caserma dei carabinieri di Fossano.
Quelle due bombe esplose all’alba del 2 giugno 2006 miravano ad uccidere: il primo serviva ad attirare i carabinieri lì vicino, il secondo ordigno era stato pensato per colpire i carabinieri attirati dalla prima esplosione. Era stato infatti costruito con chiodi e pezzi di ferro all’interno.
Oggi Cospito dovrebbe ricevere la visita del suo avvocato Flavio Rossi Albertini. “Non si alimenta come fanno le persone, con pasta, pesce e carne, da 180 giorni – aveva detto ieri il legale dell’anarchico ai giornalisti -. Non avremmo mai pensato che sarebbe giunto vivo al 18 aprile. Ma ha perso la capacità di deambulare e 50 chili di peso“.
In realtà Cospito in questi mesi si è nutrito anche con integratori per sopperire alla mancanza di pasta, pesce e carne.
La lotta intrapresa ha raggiunto gli obiettivi prefissati, esulta il legale dell’anarchico.
Rossi Albertini ritiene che, grazie alla protesta contro il 41 bis intrapresa da Cospito, ora il carcere duro sia meno tollerato dall’opinione pubblica. E che con lo sciopero della fame, l’autore della gambizzazione, nel 2012, dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, ha svelato le illogiche privazioni 41bis.
“Era il 20 ottobre 2022 quando Alfredo Cospito, nel corso della prima udienza alla quale aveva diritto a partecipare dopo il suo trasferimento al 41 bis del 4 maggio 2022, dichiarava di voler iniziare uno sciopero della fame – ricorda Rossi Albertini. – Le ragioni della protesta risiedevano nella aspra critica propugnata dall’anarchico contro il regime del 41 bis e l’ergastolo ostativo. Dal 20 ottobre sono ormai trascorsi 181 giorni nei quali il Cospito, attraverso il suo corpo sempre più magro e provato, ha svelato cosa significhi in concreto il regime detentivo speciale: illogiche privazioni imposte ai detenuti, aspre limitazioni prive di una legittima finalità, deprivazione sensoriale, un ambiente orwelliano in cui si è costantemente osservati e ascoltati da telecamere e microfoni“.
“Ed ancora – prosegue il legale di Cospito – impossibilità di leggere, studiare ed evolvere culturalmente e di ricevere libri e riviste dall’esterno anche quando inviati da case editrici, detenuti anziani ai quali viene impedito per decenni di abbracciare, anche solo toccare la mano, di figli, coniugi, fratelli… Grazie alla protesta di Cospito – aggiunge il penalista – alle mobilitazioni del variegato mondo dell’attivismo politico extraparlamentare, al movimento anarchico, agli intellettuali schieratisi a sostegno delle ragioni della protesta, al mondo dei media che ha permesso la veicolazione di questi scomodi argomenti nelle case delle persone, milioni di soggetti, tra cui soprattutto le nuove generazioni, hanno compreso l’incompatibilità del 41 bis con i principi di umanità della pena e quindi con la Costituzione nata dalla lotta antifascista“. Un po’ di antifascismo ci sta sempre bene.
“Grazie alla vicenda Cospito, il 41 bis – si è convito l’avvocato dell’anarchico – è sempre meno tollerato da una opinione pubblica che in questi mesi è stata chiamata ad un ruolo attivo che superasse e bandisse l’indifferenza nei confronti dell’altro”.
Rossi Albertini si esalta per “la dichiarazione di ricevibilità e conseguente registrazione del ricorso proposto dall’avvocato Antonella Mascia di Strasburgo” e da lui stesso “alla Corte europea dei diritti dell’uomo” che contesta “il regime penitenziario differenziato previsto dall’articolo 41-bis. Il ricorso, nel quale sono state lamentate – sostiene il legale – gravi violazioni della Convenzione Edu, verrà valutato nel merito nel termine di due o tre anni (tali sono i tempi di una pronuncia)” si duole l’avvocato di Cospito “e potrebbe rappresentare il grimaldello giuridico che bandirà lo strumento inumano del 41 bis, così come avvenuto nel caso dell’ergastolo ostativo“.
“Da ultimo, ma non per minore importanza, l’oggettiva vittoria conseguita ieri con la decisione della Corte Costituzionale che – prosegue il difensore di Cospito – da quanto si apprende dal comunicato diffuso, non ha soltanto deciso sulle sorti del detenuto anarchico, ma ha compiuto una dichiarazione di incostituzionalità del divieto di prevalenza di tutte le attenuanti, nei confronti della recidiva reiterata, per tutti i reati la cui pena edittale sia fissa e contempli il solo ergastolo”.
“Conclusivamente la lotta intrapresa da Cospito può dirsi abbia raggiunto gli obiettivi prefissati – assicura il penalista. – I tempi di attesa della decisione della Cedu, a differenza di quelli molto più contenuti della Consulta, non sono infatti compatibili con lo sciopero della fame mentre la decisione di Strasburgo merita di essere attesa. Quindi Alfredo Cospito, trascorsi 180 giorni di digiuno e dopo aver esposto a rischio la propria vita, essere dimagrito 50 chilogrammi e aver ormai irrimediabilmente compromesso la propria funzione deambulatoria dovuta allo scadimento irreversibile del sistema nervoso periferico, il 19 aprile 2023 ha deciso di porre fine allo sciopero della fame. Ciò facendo, Cospito – conclude la nota del legale – ringrazia tutti e tutte coloro che hanno reso possibile questa tenace quanto inusuale forma di protesta“.