Covid, per la truffa presa da Zingaretti sulle mascherine (e pagata dai cittadini) sequestrati 14 milioni di euro
Arriva il sequestro preventivo di beni per circa 14 milioni di euro nei confronti di sette persone fisiche e due società in relazione al profitto per ipotesi di reato di truffa aggravata, frode nelle pubbliche forniture, riciclaggio e autoriciclaggio per la clamorosa fregatura presa da Zingaretti e dalla Regione Lazio sui dispositivi di protezione che l’allora presidente della Regione aveva pensato di acquistare da alcune aziende rivelatesi, poi, inadeguate.
I militari del Comando provinciale della guardia di Finanza di Roma, su delega della Procura della Capitale, hanno dato esecuzione al decreto emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale capitolino per il sequestro preventivo della somma che è servita per pagare la fornitura farlocca delle mascherine e degli altri dispositivi di protezione previsti per fronteggiare l’ondata di Covid.
Il provvedimento, riferisce la guardia di Finanza in una nota, è stato emesso al termine delle indagini coordinate dalla procura della Repubblica di Roma e svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria per la fornitura di 9,5 milioni di dispositivi sanitari e di protezione individuale (mascherine triplo strato e mascherine Ffp2/Ffp3), affidata dalla Regione guidata da Zingaretti a una società capitolina dall’Agenzia regionale della Protezione Civile Lazio, nel marzo 2020, durante le prime fasi dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
Al vertice dell’Agenzia regionale della Protezione Civile Lazio, c’era Carmelo Tulumello, già capo dei vigili urbani di Rieti, chiamato poi, nel settembre 2022, assieme a Nicola Zingaretti, dalla Procura della Corte dei Conti regionale, a risarcire il danno erariale provocato dalla truffa nella quale i due sono cascati e che ammonta a 11,7 milioni di euro.
Fu l’allora consigliera regionale di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo, a scoprire che i due si era fatti truffare.
Secondo l’ipotesi d’accusa, riporta ora la guardia di Finanza, “la società affidataria, ottenuto in via anticipata dalla Regione Lazio il pagamento di un acconto di oltre 14,6 milioni di euro (su un valore complessivo della fornitura di 35,8 milioni di euro), pur avendo assicurato la pronta disponibilità della merce, ne consegnava al committente solo una minima parte e solo dopo numerose sollecitazioni, costringendo l’Ente”, cioè la Regione Lazio, ad annullare in autotutela i contratti stipulati”.
Nella vicenda rimase invischiata anche la sorella di Zingaretti.
Sempre secondo l’ipotesi d’accusa, successivamente, “i responsabili della società presentavano certificazioni tecniche non genuine e polizze fidejussorie rilasciate da società non abilitata, in modo da indurre nuovamente in errore l’Agenzia Regionale la quale disponeva la novazione dei contratti”. Cioè, dopo essere stati truffati, i vertici della Regione Lazio rinnovavano i contrati alle società che li avevano frodati.
“Voglio ringraziare la guardia di Finanza per aver sequestrato beni per 14 milioni di euro, cioè quanto mancante per le famose mascherine sparite della Regione Lazio. Posso dire alla mia coscienza, ancora prima che al mio ruolo, ed al mio elettorato che le mie interrogazioni ed il mio esposto hanno portato al raggiungimento di questo obiettivo“, scrive su Facebook il deputato di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo.
“Ho passato mesi a giustificarmi di questa battaglia, mesi in cui alcuni hanno smesso di parlarmi, ma che importa se oggi quel danno alla comunità regionale verrà risanato? – conclude. – Ho iniziato a far politica da bambina perché volevo ‘cambiare il mondo’ magari non lo farò ma certamente fin qui il mondo non ha cambiato me che sono rimasta una testarda idealista”.